Mi chiamo Giulia, ho 25 anni e credo che il rapporto tra studenti e insegnanti debba essere più di questo

Giulia ha 25 anni, è una studentessa e non è per niente soddisfatta del rapporto che ha avuto con i suoi insegnanti, dagli anni della scuola fino a quelli dell’università. Racconta di essersi sentita unicamente parte di un sistema, mai considerata come persona dotata di una “personale sfera interiore”. E lo ha scritto alla redazione di Tuttoscuola che ha deciso di pubblicare di seguito le sue riflessioni affinché siano di aiuto non solo ad altri studenti come lei, ma anche agli insegnanti che vivono tutto dall’altra parte della cattedra”.

Mi chiamo Giulia, vi racconto la mia storia

Mi chiamo Giulia, ho 25 anni e vorrei raccontare alcuni aspetti del mio vissuto scolastico che riguardano principalmente la mia percezione verso alcuni elementi che l’hanno caratterizzato. Durante gli anni di scuola precedenti all’università, dalle elementari fino alle superiori, gli insegnanti che ho incontrato, a mio parere, hanno cercato di dare molta importanza ad aspetti in larga parte contenutistici delle materie trattate, considerando l’allievo quasi fosse una macchina: se premevi il pulsante ti dava tutte le risposte, giuste o sbagliate che fossero“.

Studenti o macchine?

Minore importanza ho riscontrato invece nei confronti di me come “singola” allieva, dotata di una mia personale sfera interiore, quella che ciascuno di noi ha, che ci caratterizza e ci fa essere ciò che siamo, un insieme di qualità, competenze, virtù, difetti e pregi. Mi sembrava quasi di essere una macchina, una marionetta, manovrata dai fili invisibili di una mano estranea, mentre il mio essere me stessa, la mia sfera interiore, si andava pian piano annebbiando, mi riusciva difficile  distinguerla, offuscata da continui confronti con voti, numeri o parole che ti dicevano chi eri, cosa facevi, quanto valevi. Per gli insegnanti che ho avuto durante il mio percorso ero un nome, una figura, qualcuno da classificare. Ma non mi sentivo tale”.

All’università, un muro tra me e i docenti

“All’università dovevo sostenere gli esami, presentarmi a lezione, poi all’appello all’ora stabilita un determinato giorno e ripetere tutto questo per ogni materia fino al conseguimento della laurea. Avevo molte domande da fare e molto da dire, in particolare agli esami dei tirocini previsti: utili di certo alla mia crescita personale, ma non semplici da gestire sul piano emozionale ed emotivo. Volevo parlarne in modo più approfondito con la mia esaminatrice e con i miei tutor, ma rimasi delusa in entrambi i casi, perché era come se percepissi una coltre di nebbia tra me e loro, che sfumava i contorni e sfocava la vista”.

Rapporto studenti – insegnanti: credo in qualcosa di più

In questa società molto variegata caratterizzata anche da molti squilibri e tensioni dal punto di vista sociale, lavorativo ed economico, il rapporto tra docenti e studenti è molto complesso e non facile da gestire, ma credo comunque in qualcosa di più, quel tocco di colore che può rendere meno sfumato e dai contorni più nitidi quel rapporto che da sempre è stato una delle strutture portanti del percorso di vita di ciascuno, il rapporto tra insegnante e allievo“.

© RIPRODUZIONE RISERVATA