Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Malala e Satyarthi, un Nobel alla scuola

Malala Yousafzai, studentessa pachistana ora diciassettenne già nota per il suo impegno a favore dell’istruzione soprattutto delle bambine (ragione per la quale subì l’aggressione dei talebani), e Kailash Satyarthi, l’attivista indiano da decenni impegnato con la sua ONG a liberare i bambini dalla schiavitù del lavoro minorile e dell’ignoranza, sono stati insigniti del premio Nobel per la Pace.

Come ha osservato l’autorevole economista e filosofo indiano Amartya Sen (a sua volta premio Nobel nel 1998, ma per l’economia) la scelta effettuata quest’anno dai ‘saggi’ di Oslo “ci ricorda che la scuola è il mezzo principale per combattere ignoranza e sopraffazione”. Insomma è come se il Nobel fosse stato dato alla scuola, come si evince dalla motivazione della scelta dei due personaggi-simbolo, che fa riferimento alla “loro lotta contro la repressione dei bimbi e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione: devono andare a scuola, non essere sfruttati”.

Malala ha commentato a caldo che per lei il premio ricevuto “non è il punto d’arrivo ma l’inizio di una più forte battaglia per i diritti dei bambini allo studio. Ce ne sono 57 milioni che non possono studiare”: un richiamo ai ritardi con i quali si sta provvedendo a livello internazionale all’attuazione dell’iniziativa Education For All (EFA), lanciata nel 1990 e coordinata dall’UNESCO insieme a UNDP, UNFPA, UNICEF e Banca Mondiale.

Nel Forum mondiale di Dakar (2000), convocato per definire un programma operativo, 164 Paesi avevano preso l’impegno di “assicurare, entro il 2015, l’accesso all’istruzione primaria universale obbligatoria, gratuita e di buona qualità per tutti i bambini, in particolare per le bambine, i bambini che vivono in condizioni difficili e quelli che appartengono a minoranze etniche”.

Questo Nobel è anche un richiamo a onorare quell’impegno, largamente disatteso.

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