Maestro unico/2. L’apprendimento come variabile indipendente

Se questa interpretazione, per così dire estensiva, della flessibilità della norma, non sarà contraddetta da disposizioni ministeriali più restrittive, potrebbe venir meno una delle più dure ragioni di polemica sulle novità introdotte dall’attuale governo nel funzionamento della scuola primaria: quella riguardante il maestro unico, inteso come figura dominante nella classe, responsabile dell’insegnamento di tutte le materie fondamentali, unica, o meglio quasi unica (unica è un caso raro), figura di riferimento per gli alunni e i genitori.

Si potrebbe per esempio, come sembra che alcune scuole siano intenzionate a fare, abbinare due maestri a due classi, consentendo a ciascuno di essi di insegnare in entrambe le classi l’area disciplinare nella quale è più specializzato.

In questo modo la variabile indipendente non sarebbe costituita dal modello organizzativo ma – come ci sembra più giusto e produttivo anche in termini di efficacia –  dal risultato didattico, dagli obiettivi di apprendimento.

Più ci si avvicinerà a questo modello di funzionamento della scuola primaria, che è anche il più rispettoso dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole, e più debole giungerà da queste ultime l’eco delle battaglie di principio contro la figura del maestro “unico”.