Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Ma la competenza professionale del supplente chi la controlla?

Si va verso il bando di concorso (fine anno?) con l’obiettivo di selezionare e poi assumere gli insegnanti, attraverso prove scritte e orali con possibili test di preselezione per i candidati destinati alla scuola dell’infanzia o primaria.

Selezione, dunque, per cercare di scegliere gli insegnanti più preparati e corrispondere alle attese per un’offerta formativa di qualità. Ma c’è di più. Al concorso possono partecipare soltanto docenti che, oltre al titolo di studio, hanno conseguito anche l’abilitazione all’insegnamento. Insomma, per arrivare al posto stabile d’insegnante, il sistema cerca il più possibile di accertare la qualità professionale dei futuri insegnanti. Selezione che vuole essere garanzia della qualità professionale di chi sale in cattedra.

Bene! È quello che le famiglie si aspettano: docenti preparati e competenti.

Ma da sempre c’è una falla clamorosa a cui nemmeno la Buona Scuola ha pensato e, quindi, non ha cercato nemmeno di porvi rimedio: la competenza professionale dei supplenti chi la controlla?

Il supplente è purtroppo il più precario dei precari, tra l’altro penalizzato, in queste settimane, dal ritardo di pagamento dello stipendio.

Il supplente arriva alla supplenza in base alla posizione di graduatoria di istituto, una posizione determinata dai punteggi per il titolo di studio, per altri titoli e per l’eventuale servizio prestato.

A volte – caso estremo – l’unico strumento selettivo è il punteggio del titolo di studio. E il supplente entra in cattedra senza filtro alcuno, senza alcun controllo sui minimi professionali, a volte senza l’alfabetizzazione di base della disciplina che deve insegnare.

È davvero lesivo della dignità del lavoratore supplente prevedere un accertamento preliminare delle competenze professionali minime (quelle previste, ad esempio, dai test di preselezione del concorso) e le condizioni psicoattitudinali?

Forgot Password