Ma c’è anche una linea neotradizionalista

Riforme? Per andare dove? AN non ci sta. Meglio tornare al passato, ricostruire le certezze perdute, piuttosto che inseguire nuovi miti postmoderni. Al riformismo nuovista, il più delle volte peraltro soltanto annunciato, il sen. Valditara, responsabile scuola di AN, contrappone una strategia di restauro e consolidamento.
L’ultima occasione gli è stata fornita dall’idea, affacciatasi durante un incontro tra il sottosegretario Aprea e una delegazione degli editori scolastici, di abolire il “sussidiario”. Per sostituirlo con che cosa, si è chiesto Valditara? E siccome l’alternativa non era chiara, il senatore se l’è presa con l’”invadente astrattezza dei pedagogisti”, denunciando addirittura una vera e propria “deriva panpedagogistica di cui sarebbero responsabili alcuni “esperti”, gli stessi che in passato hanno già indotto l’esponente di AN a chiedere (e ottenere) verifiche e correzioni di rotta.
La prima sortita il sen. Valditara la fece subito dopo la pubblicazione del rapporto redatto dal gruppo di lavoro presieduto da Giuseppe Bertagna, che proponeva di ridurre la durata del secondo ciclo, licei compresi, a quattro anni (dicembre 2001). La reazione fu immediata e aspra, e la durata dei licei (ma non quella dei percorsi del canale professionale) fu subito ristabilita nei tradizionali 5 anni. Successivamente, dopo l’uscita della prima bozza delle “Indicazioni nazionali” per la scuola di base, AN chiese (e ottenne) di far partire dal 1815 (altro che novecento!) lo studio della storia nell’ultimo anno del primo ciclo, e di reinserire nell’elenco delle “conoscenze” la grammatica, la sintassi e l’analisi logica. Riferimenti solidi, altro che le evanescenti “unità di apprendimento”!
Insomma, il ministro Moratti si trova a fare i conti non solo con chi vorrebbe un “di più” di riforme e di riformismo, ma anche con chi in sostanza si batte per l’esatto contrario: “meno” riforme e riformismo, maggiore continuità con la tradizione della scuola italiana.