Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

L’educazione finanziaria degli italiani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione del prof. Riccardo Canesi del Coordinamento Nazionale SOS, sul tema dell’educazione finanziaria. 

Invitiamo i lettori a intervenire nel dibattito e a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

“Ieri il Ministro Padoan ha dichiarato, a proposito dello scandalo delle banche, che gli italiani hanno una scarsa educazione economico-finanziaria. A parte la purtroppo consueta propensione al crimine di una parte del mondo finanziario, come dargli torto?

L’affermazione del Ministro è confermata anche da un sondaggio condotto da Standard & Poor (tanto per rimanere in argomento) su 150 mila adulti di 140 Paesi. Solo il 37% degli italiani ha dimostrato competenze finanziarie, un valore ben lontano dai migliori.

Ad ulteriore conferma la prima indagine PISA sull’alfabetizzazione finanziaria degli studenti quindicenni , già nel 2012, dimostrava che i risultati dell’Italia erano inferiori alla media dei Paesi OCSE.

Il problema è che in Italia non siamo indietro solo sulle conoscenze economico-finanziarie ma anche e soprattutto riguardo alla strategie nazionali da adottare.

Del resto, basti pensare al fatto che la Geografia Economica nella scuola superiore italiana pochi anni fa è stata ulteriormente ridimensionata ed oggi è insegnata solo nel primo biennio (?!) dei soli istituti tecnici commerciali!

Nulla peraltro fa presagire miglioramenti analizzando la recente legge sulla “Buona Scuola” nonostante le reiterate e numerose proposte inviate al Ministro.

E’ pensabile , in una delle più grandi economie mondiali costellata per giunta da frequenti e drammatici scandali finanziari, prescindere da una disciplina di importanza strategica, essenziale a comprendere i processi economici in economie aperte, a conoscere risorse e flussi economici, a comprendere le dinamiche dello sviluppo, ed indispensabile quando si vogliano comprendere la genesi e la propagazione di crisi valutarie, finanziarie, economiche, come quella che stiamo vivendo?

Vogliamo o no dei futuri cittadini che siano in grado di leggere quanto accade nell’economia e nella finanza e quindi difendersi dai rischi della vita reale oppure preferiamo un “parco buoi” molto più congeniale a spregiudicati speculatori che vogliono ingannarlo?

Un primo segnale che il Ministero dell’Istruzione potrebbe dare per porre fine a questa grave e anacronistica lacuna sarebbe quindi quello dell’introduzione e valorizzazione della Geografia Economica, intesa come un essenziale sapere di base, in tutti gli indirizzi di studio.

Sarebbe finalmente una svolta strategica.”

Prof. Riccardo Canesi

 

“Ieri il Ministro Padoan ha dichiarato, a proposito dello scandalo delle banche,  che gli italiani hanno una scarsa educazione economico-finanziaria. A parte la purtroppo consueta propensione al crimine di una parte del mondo finanziario, come dargli torto?
 L’affermazione del Ministro è confermata anche da un sondaggio condotto da Standard & Poor (tanto per rimanere in argomento) su 150 mila adulti di 140 Paesi. Solo il 37% degli italiani ha dimostrato competenze finanziarie, un valore ben lontano dai migliori.
 Ad ulteriore conferma la prima indagine PISA  sull’alfabetizzazione finanziaria  degli studenti quindicenni , già nel 2012, dimostrava che i risultati dell’Italia erano inferiori alla media dei Paesi OCSE.
 Il problema è che in Italia non siamo indietro solo sulle conoscenze economico-finanziarie ma anche e soprattutto riguardo alla strategie nazionali da adottare.
 Del resto, basti pensare al fatto che la Geografia Economica nella scuola superiore italiana pochi anni fa è stata ulteriormente ridimensionata ed oggi è insegnata solo nel primo biennio  (?!) dei soli istituti tecnici commerciali!
 Nulla peraltro  fa presagire miglioramenti analizzando la recente legge sulla “Buona Scuola” nonostante le reiterate e numerose proposte inviate al Ministro.
 E’ pensabile , in una delle più grandi economie mondiali costellata per giunta da frequenti e drammatici scandali finanziari, prescindere da una disciplina di importanza strategica, essenziale a comprendere i processi economici in economie aperte, a conoscere risorse e flussi economici, a comprendere le dinamiche dello sviluppo, ed indispensabile quando si vogliano comprendere la genesi e la propagazione di crisi valutarie, finanziarie, economiche, come quella che stiamo vivendo?
 Vogliamo o no dei futuri cittadini che siano in grado di leggere quanto accade nell’economia e nella finanza e quindi difendersi dai rischi della vita reale oppure preferiamo un “parco buoi” molto più congeniale a spregiudicati speculatori che vogliono ingannarlo?
 Un primo segnale che il Ministero dell’Istruzione potrebbe dare per porre fine a questa grave e anacronistica lacuna  sarebbe quindi quello dell’introduzione e valorizzazione della Geografia Economica, intesa come un essenziale sapere di base,  in tutti gli indirizzi di studio.
 Sarebbe finalmente  una svolta strategica.”
 Prof. Riccardo Canesi
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