La terra ti sia lieve, prof. Williams

Di tutti i film di successo che Robin Williams ha interpretato nella sua carriera quello che è rimasto  più inciso nella memoria collettiva è ‘L’attimo fuggente’, il titolo con il quale in Italia si è deciso di rendere il significato del titolo inglese Dead Poets Society.

E la scena del monologo in piedi sulla cattedra, con l’invito rivolto agli studenti a “Guardare le cose da prospettive diverse”, rompendo i ponti con il formalismo della tradizione accademica, è certamente stato fonte di ispirazione per una generazione di adolescenti, e di discussione per gli insegnanti più sensibili all’esigenza di stabilire con gli alunni un rapporto forte, coinvolgente, significativo.

Lo riportiamo perciò qui di seguito quasi integralmente.

Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento”. Perché il poeta usa questi versi? […] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli… pieni di ormoni come voi… e invincibili, come vi sentite voi… Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? “Carpe”, “Carpe diem”, “Cogliete l’attimo, ragazzi”, “Rendete straordinaria la vostra vita!

Come rendere dunque omaggio a un personaggio che ha fatto dibattere e riflettere il mondo della scuola forse più di uno scaffale di trattati pedagogici?  Abbiamo pensato di salutarlo, oltre che con la citazione riportata, con un motto che sarebbe piaciuto al prof. Keating cultore dell’oraziano ‘carpe diem’: sit tibi terra levis.