La scuola al tempo del Coronavirus tra paura e speranza

La chiusura di tutte le scuole e università italiane nelle Regioni del Nord, e anche in altre Regioni e Comuni non toccati, o solo marginalmente investiti dalla epidemia di Coronavirus (più esattamente Cov-id19 o Sars-CoV-2, l’ultima variante delle numerose tipologie di Coronavirus, che comprende anche quella del comune raffreddore), insieme a quella di alcune aziende delle ‘zone rosse’, rappresenta l’aspetto più emblematico della crisi di panico che ha colpito il nostro Paese in poche settimane, dopo il ricovero dei due turisti cinesi, avvenuto a Roma lo scorso 31 gennaio.

Forse si può comprendere che i decisori politici ai vari livelli abbiano inteso in tal modo mandare all’opinione pubblica un segnale di attenzione prioritaria per la salute dei giovani, il futuro del nostro Paese, ma questa misura così drastica, insieme all’impiego massiccio dei tamponi, in misura dieci volte superiore a quella decisa in Francia, Germania e Spagna, e alla martellante campagna di stampa, TV e social sui nuovi contagi hanno creato una vera e propria psicosi di massa con pochi precedenti se non si vuol risalire a tempi lontani.

Qualcuno, esagerando, ha paragonato la Milano di questi giorni a quella descritta da Manzoni nei Promessi Sposi. Confronto del tutto insostenibile, naturalmente, per il ben diverso tasso di mortalità del Coronavirus rispetto alla peste (che peraltro si deve a un batterio, non a un virus), ma non per il clima di paura che si è diffuso a livello nazionale e, quasi istantaneamente al tempo di internet, anche internazionale. Una vera e propria psicosi favorita da un mix di errori di comunicazione, amplificazioni mediatiche e, purtroppo, di rincorsa dei partiti sia di governo che di opposizione a farsi interpreti della paura popolare in un crescendo incontrollato fino a quando anche loro, come buona parte dei giornali e delle TV, hanno cominciato ad avere paura della paura e a tentare di fare marcia indietro.  

La scuola, luogo della speranza e del progetto di vita delle nuove generazioni, sta reagendo bene a questa ondata di paura, come ha dimostrato anche il webinar trasmesso da Tuttoscuola lo scorso 25 febbraio, apertosi con la comunicazione della ministra Azzolina, e si sta adoperando, anche avvalendosi delle nuove tecnologie, per mantenere la continuità della relazione didattica tra i docenti e gli studenti. Ma non si può che auspicare una rapida riapertura delle scuole e delle università. Segno simbolico della ripartenza del Paese, e della vittoria della speranza sulla paura.