La riforma degli organi collegiali dovrà aspettare. Ma….

Tra i disegni di legge che l’anticipata conclusione della legislatura ha mandato in archivio c’è anche la riforma degli organi collegiali nel cosiddetto ddl ex-Aprea.

Ancora una volta, dunque, l’autonomia scolastica, dopo oltre tredici anni di attese e di proposte di riforma dei suoi organi di governo, resta acefala. Tutto da rifare.

In tutto questo periodo si sono confrontate, nei testi delle proposte di legge, due concezioni di governo della scuola sostanzialmente opposte: da una parte, l’aggiornamento delle norme esistenti (datate 1974) e la fissazione di regole e competenze certe; dall’altra, la semplificazione delle regole per lasciar posto a principi generali, rimettendo alle istituzioni scolastiche il potere di determinare autonomamente le forme di gestione e di rappresentanza.

Direttiva e garantista la prima concezione, libertaria e aperta la seconda.

Nella proposta di legge Aprea, presentata all’inizio della legislatura, c’erano altre riforme, oltre a quella degli organi collegiali. Il dissenso della Lega, come si sa, aveva impedito di varare una proposta complessiva che sugli organi collegiali aveva il sostanziale consenso dell’opposizione. Nell’ultimo anno di legislatura, con l’on. Aprea passata in Regione Lombardia, il disegno di legge, stralciato per la sola parte di riforma del governo delle scuole, ha ripreso a camminare, facendo proprio l’impianto di base, ispirato alla seconda delle due concezioni di riforma, quella più aperta e non direttiva, coerente con il concetto stesso di autonomia scolastica.

Fuori dal Parlamento vi sono state critiche proprio per l’assenza esplicita di talune regole di rappresentanza, ma la maggioranza “ABC” che in Commissione l’ha condivisa e sostenuta fa ben sperare che nella nuova legislatura si possa trovare una posizione unitaria, a cominciare da quanto condiviso, per dare finalmente un governo alla scuola dell’autonomia.