La Regione Veneto fa ricorso alla Consulta contro la ‘Buona Scuola’

Zaia, cancella il ruolo della Regione previsto da Costituzione

E’ di oggi la notizia del primo ricorso alla Consulta (tra i tanti annunciati in questi mesi) contro la legge 107/15 della Buona Scuola.

A compiere questo passo è stata la Regione Veneto perché ritiene la legge lesiva dell’autonomia amministrativa della Regione.

La cosiddetta riforma sulla ‘Buona scuola’ – dice il presidente Luca Zaia – marginalizza, anzi cancella il ruolo della Regione, vanificandone quei compiti programmatori e di gestione che la Costituzione le ha affidato“.

Chiediamo – rileva Zaia – ai giudici della Consulta di fare chiarezza nel pasticciato provvedimento governativo: non accettiamo il ruolo di spettatori inerti dell’affossamento di sistemi collaudati di istruzione e formazione come quello veneto, dove la Regione ha investito sinora importanti risorse in sostituzione dello Stato, riuscendo a garantire apprezzati livelli di qualità e di inserimento occupazionale”. A questo proposito la Regione ha dato mandato di ricorso alla propria Avvocatura.

Tre i profili di incostituzionalità della legge 107/2013 argomentati nelle sette pagine del ricorso avanzato dalla giunta regionale veneta: la riforma affida al ministero dell’Istruzione il compito di definire l’offerta formativa dei percorsi di istruzione e di formazione professionale, espropriando la

regione di un compito che la Costituzione le affida in competenza esclusiva;

La ‘Buona scuola’ affida agli Uffici scolastici regionali, emanazione diretta del Ministero, e non più alle Regioni, il dimensionamento della rete scolastica (cioè stabilire l’ampiezza degli ambiti territoriali in funzione della popolazione scolastica, del numero degli istituti e delle particolari caratteristiche del territorio), creando così una possibile sovrapposizione di competenze programmatorie tra Ministero e Regioni.

Infine, molteplici e puntuali indicazioni contenute nella riforma governativa “determinano – si legge nell’impugnativa – una fitta rete di interferenze con la competenza esclusiva regionale in materia di istruzione e formazione professionale e potenzialmente attribuiscono allo Stato competenza ad adottare non solo norme di principio ma anche disposizioni di dettaglio in materia di istruzione”.