Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La prospettiva per il futuro è il saper convivere

La vera prospettiva per il futuro è quella di saper convivere. Ne consegue che apprendere la convivenza richiede un impegno prioritario. Oggi nelle nostre città culture, fedi, tradizioni diverse, sono le une accanto alle altre. E la convivenza non è né facile né spontanea. C’è un senso di paura dell’altro, soprattutto se diverso. Saremmo obbligati all’interdipendenza, ma essa non è possibile se non diventa l’arte del convivere assieme, che richiede applicazione, impegno, continuità, cultura e rispetto dell’altro, e anche pazienza, rinuncia quando è necessario. Dunque, trovare nella scuola uno spazio per comprendersi e per convivere è una delle priorità da assegnare all’agenda del mondo. Non possiamo non sentirne l’urgenza, anche perché ci troviamo di fronte al terrorismo e a molte conflittualità”.

Sono parole di Mons. Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni, oggi presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ma come si può insegnare la convivenza fra le religioni? “Il primo passo è la conoscenza – risponde Mons. Paglia. L’ignoranza è la madre di tutti i disastri. E la scuola è chiamata in prima persona non solo a porsi il problema, ma ad avviarlo a soluzione. Conoscenza è conoscenza della cultura, della storia, della fede dell’altro. E la conoscenza porta non solo alla tolleranza, ma alla stima, all’accoglienza: sconfigge la cultura del nemico, i pregiudizi, la paura dell’altro. Tutto ciò coinvolge la responsabilità educativa: la trasmissione della conoscenza non è mai neutra, fredda, ma tesa alla convivenza”.

In ogni caso, non va dimenticata la regola d’oro che appartiene a tutte le religioni: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Tutto questo è la premessa per iniziare un cammino educativo: “È una premessa religiosamente santa e umanamente saggia, l’unica via per sopravvivere e per vivere con gli altri”.

 

 


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