La post-verità investe anche il dibattito sulla scuola?

Amplificazioni improprie, frasi decontestualizzate, slogan e auspici presentati come se fossero notizie, incontrollata ricerca di scoop, stanno penetrando sempre di più anche nell’informazione scolastica, un tempo misurata nei toni e fin troppo compassata nel suo grigio lessico tecnicistico.

Il fenomeno della post-verità riguarda un po’ tutta la comunicazione massmediatica, incalzata dalla rapidità e dai toni forti con i quali i social e un crescente esercito di blogger diffonde quantità industriali di notizie, mezze notizie e false notizie (le fake news), determinando a volte tempeste di breve durata, ma intense e non prive di conseguenze concrete.

Ci sembra il caso, per esempio, del modo con il quale una parte della stampa e dei media ha presentato alcuni aspetti della applicazione della legge 107, rappresentando i dirigenti scolastici come “presidi sceriffi” e l’assegnazione della sede ai neo-nominati in ruolo come “deportazione”. Se ne è lamentata qualche giorno fa anche la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, in occasione del dibattito sulla presentazione del libro di Giorgio Vittadini, di cui Tuttoscuola.com ha dato conto in un articolo.

Ma le sue parole, che erano chiaramente riferite alla eccessiva amplificazione mediatica che di tali temi si fa in Italia – a differenza, ha sottolineato, di quanto avviene in Germania o anche in Francia – sono state interpretate da alcuni resoconti di agenzia come se fossero riferite agli insegnanti e ai loro sindacati: “un linguaggio non degno di chi educa, di chi rappresenta la scuola”, sono le parole attribuite alla ministra, che in realtà si riferiva a espressioni e slogan utilizzati da una parte dei media e da alcuni rappresentanti delle categorie di insegnanti direttamente interessate, autoorganizzatesi in comitati e gruppi di pressione.

Così la Flc Cgil ha ritenuto di invitare la ministra a “non confondere il piano della lotta sindacale e politica – nella quale anche espressioni mediatiche, che peraltro la Flc Cgil non condivide, hanno il loro legittimo corso – con il piano educativo che invece si esercita nelle aule scolastiche”. Cosa che però a noi sembra che Valeria Fedeli non abbia fatto, limitandosi ad auspicare l’abbassamento dei toni e un confronto, ha detto, che tenga la scuola “al di fuori della contesa politica” e dei suoi strepiti intrisi di post-verità.