Tuttoscuola: Non solo statale

La Parità dimezzata: un rischio concreto

Una mossa che ha stupito molti tra gli addetti ai lavori del mondo della scuola: il Senato, in sede di assestamento del bilancio 2001 (ddl n. 361), ha drasticamente ridotto il finanziamento a favore delle scuole materne non statali paritarie (prevalentemente cattoliche e comunali), riducendone l’importo complessivo di ben 188 miliardi. Il sottosegretario per l’Economia Vegas ha assicurato che “il bilancio per il 2002 conterrà adeguati stanziamenti per il settore”. Ora la palla passa alla Camera.
La notizia merita una qualche riflessione. Innanzitutto, per avere idea della dimensione dell’operazione, occorre considerare che la legge 62/2000 sulla parità scolastica aveva previsto di aggiungere al contributo ordinario di cui le scuole materne non statali già fruivano, una specifica somma di 280 miliardi annui, determinando così un contributo finale complessivo di 686 miliardi ad anno. Il segno più tangibile del cambiamento prodotto dalla legge, che tanto ha fatto e fa discutere, era dato proprio dai 280 miliardi ad hoc, dei quali ne restano ora solo 92. Una cifra assai modesta, visto che deve essere distribuita su tutte le scuole materne paritarie. Tanto più che queste, come abbiamo rilevato nella nostra newsletter n. 12, già da quest’anno tenderanno a crescere di numero per nuove richieste di scuole escluse dalla prima fase applicativa.
Lo decurtazione – pari a 2/3 del finanziamento previsto – se confermata da Montecitorio non potrà non creare imbarazzo all’interno della maggioranza parlamentare che, nei programmi elettorali, aveva fortemente sottolineato la priorità di rafforzare il sistema scolastico “privato”, criticando i finanziamenti previsti dall’Ulivo, ritenuti insufficienti. Un rischio che solo la Camera può evitare; altrimenti, le buone intenzioni dovranno attendere la prossima legge finanziaria.

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