Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La lezione della storia

L’espressione ciceroniana “Historia magistra vitae” (estrapolata, peraltro, da un contesto più ampio) è stata spesso discussa e contestata da coloro che sostengono l’imprevedibilità della storia, o almeno di eventi che spesso hanno provocato vere e proprie svolte nei processi storici, dalla precoce morte di Alessandro Magno alla comparsa sulla scena di personalità straordinarie – quelle che Hegel chiamava ‘individui cosmostorici’ – capaci di caratterizzare intere fasi della storia.

Ma se c’è una costante nella storia, qualcosa che può essere insegnato e appreso, è di quanto sangue, sopraffazioni, ingiustizie, retoriche nazionaliste essa sia intrisa, e quanto importante per i popoli sia il valore della pace. Questo andrebbe insegnato nelle scuole europee e di tutto il mondo, compreso quello di religione musulmana, che solo in alcune sue frange minoritarie si è fatto affascinare (ma è successo altre volte, anche in Europa e in Giappone) dal mito della ‘bella morte’ e del suicidio-omicidio rituale.

Per le generazioni vissute in Europa negli ultimi 70 anni, in particolare, il processo di costruzione dell’Europa comunitaria ha rappresentato un percorso tutto in crescita, pacifico, condiviso al di là di contingenti scontri di interesse, sempre in qualche modo mediati, come nel caso della Grecia (e in parte anche dell’Italia). L’uscita della Gran Bretagna dall’UE è il primo, importante episodio di decostruzione dell’Europa postbellica. Potrebbe essere seguita da altri Stati, come l’Austria. Venti nazionalisti e populisti soffiano di nuovo in molti Paesi europei. L’Ucraina, la Turchia, la Siria, la Libia, Israele, sono altrettanti scenari di sofferenza e di rischio bellico ai confini dell’Europa.

Ecco perché l’invito di Morin a rafforzare tra i giovani europei la cultura storica ci sembra strategico. Conoscere, e non superficialmente, la storia dell’Europa e delle sue tragedie antecedenti gli ultimi 70 anni, sapere quante guerre e quante sofferenze abbiano attraversato questo continente (magari con programmi di ricostruzione storica realizzati in realtà virtuale o tramite i serious games) può essere un antidoto a nuove tentazioni e alla voglia di far ricominciare la storia nella sua configurazione classica di successione di eventi bellici, intervallati da tregue precarie.

Ma il discorso andrebbe ormai fatto a livello planetario, supportato da una strategia educativa, condivisa a livello internazionale, centrata sul valore della vita individuale. La cultura storica è il miglior antidoto al cupo presentismo degli stragisti.  (O.N.)

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