La Costituzione usata per rafforzare la critica alle politiche scolastiche

Un servizio a senso unico sulla TV di Stato sulla scuola

Chi ha seguito domenica sera “Presa diretta” sulla TV di Stato (Rai 3) non può non avere avuto più di una perplessità sulla versione unilaterale di alcuni problemi reali che toccano la scuola italiana: i finanziamenti statali per le scuole, la stabilizzazione dei precari, l’edilizia scolastica.

Si tratta di problemi certamente connotati da alta criticità, da trattare con obiettività e cognizione di causa.

Come quell’edilizia scolastica dove il servizio televisivo ha mostrato situazioni di pessima manutenzione, irridendo al piano renziano delle scuole belle, sicure e nuove, senza praticamente ricordare che la competenza della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici è degli Enti Locali.

Discutibile che questa sia informazione oggettiva pubblica.

Anche la Costituzione è stata citata a sproposito per fare il più possibile scalpore su questioni indubbiamente critiche come, ad esempio, quella delle scarse risorse per le scuole.

Che sia necessario sostenere il funzionamento delle scuole con più risorse è fuori dubbio, come da anni sosteniamo anche noi, ma affermare che la Costituzione prevede la gratuità della scuola dell’obbligo (fino a 16 anni di età) e che, quindi, la richiesta di contributi alle famiglie – si è lasciato intendere – presenti il fumus di incostituzionalità, è strumentale.

La gratuità, come ha precisato da anni la Corte costituzionale, riguarda l’insegnamento non la totalità del servizio scolastico.

Ma nell’inchiesta si è preferito glissare sul problema.

Sul problema drammatico del precariato il servizio ha fatto apparire il concorso previsto dalla Buona Scuola quasi come un fatto ingiusto, non risolutivo, marginalizzandolo.

Il giornalista di “Presa diretta” si è ben guardato dal ricordare che la Costituzione prevede che l’accesso ai posti pubblici, scuola compresa, avviene per concorso.

Di critiche su come funziona la scuola italiana se ne possono fare, e se ne fanno, molte. Ma da un servizio pubblico è lecito attendersi un’informazione non pregiudiziale e più documentata.