Quando la continuità didattica è soltanto una parola

La ministra Fedeli, nel commentare l’intesa sulla mobilità 2017, siglata ieri e per la quale il suo impulso è stato certamente decisivo, ha dichiarato: “Per questo, esclusivamente per la mobilità di quest’anno, sarà previsto per tutti i docenti lo svincolo dall’obbligo di permanenza triennale nel proprio ambito o nella propria scuola. Si tratta di una misura straordinaria: resta fermo infatti l’obiettivo prioritario, indicato dalla legge 107, della continuità didattica.”

Se è vero che la continuità didattica è un obiettivo prioritario della legge 107 (dovrebbe essere una costante dell’intero sistema d’istruzione), non è con lo svincolo dell’obbligo (solo triennale) di permanenza dei docenti nella scuola che la si tutela.

Se si considera che di mezzo c’è anche la possibilità per i docenti di svincolarsi per un anno dalla titolarità mediante l’assegnazione provvisoria, parlare di tutela della continuità didattica è un eufemismo, una semplice parola.

È meglio dichiarare che sono stati tutelati gli interessi dei docenti. Punto.

La continuità didattica, quella dei fatti, verrà prossimamente. Forse.