La Cisl-scuola critica la proposta su apertura delle scuole e orario dei docenti

Le dichiarazioni del sottosegretario Reggi per una riforma radicale) del sistema d’istruzione nella sua organizzazione dei servizi e nell’impiego dei docenti stanno dividendo in due campi opposti gli interventi: complessivamente favorevoli il mondo politici, decisamente contrario il mondo sindacale.

Tra questi ultimi spicca, in particolare, la presa di posizione della Cisl-scuola che attraverso il suo segretario generale, Francesco Scrima, prende in esame criticamente i principali aspetti della proposta-Reggi, mettendo sul tavolo alcune questioni di merito.

Ragionando su possibili azioni di riforma del sistema scolastico dice Scrima – non dovrebbe esserci posto né per la conservazione acritica dello status quo, né per la banalizzazione dei problemi, della cui complessità si deve sempre tener conto; non come alibi per non fare nulla, ma come premessa indispensabile di un cambiamento che punti al meglio, e non solo al nuovo”.

Dopo questa premessa aperta, senza alcuna preclusione ideologica o di principio, Scrima prende in considerazione i due principali argomenti della proposta: il tempo di apertura delle scuole e il tempo di docenza.

Tempi di apertura delle scuole: può essere accattivante per le famiglie l’idea di una scuola aperta “undici mesi all’anno”, ma se la motivazione è quella di dare risposta alle esigenze di custodia dei figli, ci chiediamo se tocchi proprio alla scuola, e solo a essa, farsene carico.  

Dando infatti per scontato che nessuno pensi di tenere per undici mesi i ragazzi “incatenati ai banchi” (tant’è che un’ipotesi del genere sembra chiamare in causa quasi esclusivamente il primo ciclo), andrebbe ben distinto, in termini di qualità e quantità, il tempo scuola inteso nella sua specificità (come tempo dell’insegnamento e dell’apprendimento) rispetto a quello di una generica accudienza.

Poi viene l’esame dell’organizzazione della docenza, un tema ovviamente più vicino agli interessi del sindacato.

La questione dei tempi di apertura delle scuole riporta a quella dei tempi della docenza, che per la Cisl scuola va posta in termini molto espliciti e diretti: se il “retropensiero” è che gli insegnanti lavorino poco, e che le 18, 22, 25 ore di cattedra possano crescere senza problemi fino alla soglia delle 36 ore mediamente richieste a un dipendente pubblico, lo si dica apertamente, e di una simile affermazione ci si assuma fino in fondo la responsabilità.

Dopo di che si vada a vedere che cosa avviene nel resto del mondo, per capire quale possa essere una soglia di riferimento su cui discutere davvero in modo serio, fuori da ogni superficialità e demagogia”.  

La critica di Scrima non è una chiusura al confronto, tanto che “Per quanto ci riguarda, siamo prontissimi a confrontarci su come definire e riconoscere modalità di lavoro dei docenti in cui sia possibile prevedere carichi orari diversificati; in molti casi, peraltro, si tratterebbe soltanto di dare visibilità e riconoscimento formale a oneri di maggiore impegno già oggi sopportati da tanti insegnanti, ben oltre il solo orario di cattedra”.

Non manca, a questo punto un duro monito agli esperti dei cantieri e allo stesso sottosegretario: Non si pensi – prosegue la Cisl scuola – di poter dilatare quest’ultimo (l’orario dei docenti) a piacimento e a dismisura: chi lo ritiene possibile, evidentemente sa poco o nulla della scuola e di come ci si lavora”.