Italian Teacher Prize alimenti il dibattito sui problemi della scuola, le parole di un prof

Pubblichiamo un interessante botta e risposta tra un utente di Tuttoscuola, il professor Remo Scavello, e la redazione relativamente al nostro pezzo “Italian Teacher Prize: l’autogol della meritocrazia“.

Sono Remo Scavello, 62 anni, docente Calabrese e uno dei 50 finalisti dell’Italian Teacher Prize.
Le parole che leggo mi hanno profondamente offeso. Come fate a fare supposizioni su cosa ha mosso la mia ‘autocandidatura’?  Siete sicuri che sia stata la presunzione di un docente vanitoso ed esibizionista? Escludete quindi che possa essere stata la speranza che, dando visibilità a buone pratiche, si riescano a innescare i giusti confronti e dibattiti in merito a che direzione debba prendere il nostro lavoro, nella scuola pubblica, per seguire il cambiamento e dare nuove possibilità ai nostri giovani?

Nel dibattito che c’è tutti i giorni tra noi docenti su come e se questo cambiamento debba avvenire, non è forse importante un riconoscimento ‘ufficiale’ della validità delle nostre esperienze lavorative?

Nella fase di candidatura non si trattava di esporre ‘autocertificazioni’ più o meno falsificabili, ma l’elenco delle nostre esperienze ‘sul campo. Spesso si tratta di sacrifici personali e familiari infiniti in una scuola priva di mezzi e gratificazioni ‘materiali’ per i propri docenti.

Per me così è stato! E magari potessi vincere qualche soldo con cui comperare nuove attrezzature per i miei ragazzi! E cosa ci sarebbe di male, alla fine, nel cercare la giusta gratificazione e visibilità nella consapevolezza di avere fatto un buon lavoro?

L’autore di un libro deve forse vergognarsi di ‘autocandidarsi’ a un concorso editoriale, se è convinto di avere scritto un buon libro? Undicimila candidature per voi significano che ‘la scuola ha guardato con un certo distacco l’iniziativa voluta dal ministro’?

Se potessi incontrare chi ha scritto quelle parole, non gli presenterei ‘certificati’ ma gli organizzerei un incontro con gli alunni che hanno lavorato con me da 20 anni a oggi e, ne sono sicuro, insieme converremmo sull’opportunità di vigilare affinché l’Italian Teacher Prize non si esaurisca in una semplice passerella di docenti più o meno meritevoli, ma diventi il pretesto per innescare, nel mondo della scuola, i necessari dibattiti su problemi e possibili soluzioni“.

La risposta della redazione

Gentilissimo professor Scavello,

 Noi non abbiamo fatto alcuna supposizione sulla sua autocandidatura. Tanto meno abbiamo parlato di docenti vanitosi ed esibizionisti. 

Siamo molto favorevoli alle finalità di Italian Teacher Prize e a tutte le iniziative che premino l’impegno e i risultati dei tanti docenti che svolgendo con passione il proprio lavoro cercano di fare “di più” e di spostare avanti le frontiere dell’insegnamento.

Ne siamo così convinti che ce lo siamo dati come missione, come può leggere nella pagina “Missione e valori” di Tuttoscuola.com. Ecco un estratto di quello che ci proponiamo di fare: “La creazione di un nuovo luogo di incontro della scuola italiana, coinvolgendo gli operatori scolastici più motivati, tutti coloro che credono nell’importanza cruciale dell’educazione e nella possibilità di costruire una scuola migliore, raccogliendo le esperienze e i materiali più interessanti. La valorizzazione della scuola italiana, delle tante ricchezze che ci sono ma che restano confinate nel ristretto spazio delle aule e «non passano» fuori dalla scuola, dando spazio a una rinnovata vitalità delle scuole e di coloro che vi lavorano, al loro protagonismo, e contribuendo a risvegliarne l’orgoglio professionale”.

 Per questi motivi non possiamo che sostenere l’impegno di chi – come Lei, in base a quanto ci ha raccontato e come peraltro traspare con chiarezza dal suo intervento – anche con sacrificio si impegna per introdurre buone pratiche nell’insegnamento.

Nel nostro articolo, oltre a dare cenno per dovere di cronaca di alcune critiche rivolte sui media ad Italian Teacher Prize, abbiamo solo avanzato alcune perplessità (e questo è l’unico giudizio espresso nell’articolo sull’iniziativa) su una delle modalità di partecipazione previste dal bando, quella dell’autocandidatura. Secondo noi sarebbe preferibile che un’eventuale autocandidatura fosse comunque accompagnata da segnalazioni formali di stakeholders (da capi d’istituto, da colleghi, da genitori). Se un docente ha fatto particolarmente bene il suo lavoro, ci saranno sicuramente colleghi o altri soggetti entrati in contatto con lui  lieti di attestarlo (come avviene ad esempio per le “recommendation letters” o lettere di referenze richieste nel mondo anglosassone dalle università o centri di ricerca o in generale da datori di lavoro).

E’ un’opinione, tutto qui, basata sulla considerazione che l’attività di un insegnante è pubblica, nota agli studenti, alle famiglie e ai colleghi, il cui giudizio può essere più oggettivo della valutazione soggettiva – magari anche più che fondata – che l’interessato può avere di sé. Il nostro era un suggerimento rivolto agli organizzatori del premio (anche a maggiore garanzia di chi ha svolto un lavoro apprezzato da persone che si spendono per attestarlo, che non possano essere superate da un altro concorrente che non può presentare quelle attestazioni), senza pretesa di avere ragione. Ma soprattutto senza nulla togliere a chi ha avanzato la propria candidatura seguendo correttamente le indicazioni del bando.

 Chiarito quanto sopra, siamo davvero spiacenti che si sia sentito offeso dal nostro pezzo. Il nostro intento non è certo quello di offendere il suo lavoro (che non conosciamo ma di cui non dubitiamo) né quello di chi, come lei, si impegna ogni giorno per migliorare la scuola ed educare con passione e dedizione quelli che saranno gli uomini e le donne di domani. Tutto il contrario.

 Anzi, se vorrà inviarci un articolo e dei materiali sul progetto didattico e sulle buone pratiche da lei proposti, gli esperti de “Il cantiere della didattica” di tuttoscuola.com saranno lieti di analizzarlo ed eventualmente di pubblicarlo nel “Cantiere”.

 Rivolgiamo con l’occasione a lei e agli altri partecipanti al premio i migliori auguri di successo. Anche in questo caso, peraltro, conta moltissimo la partecipazione e l’intento di fare qualcosa di buono per la scuola e per gli studenti. Anche con il desiderio di riceverne, perché no, una gratificazione, che per nostro conto dovrebbe essere dovuta sempre per tutti coloro che svolgono più che bene il proprio lavoro.