Tuttoscuola: Non solo statale

Italia e Germania/3. La sfida della formazione tecnica superiore

Un discorso a parte merita la questione della formazione tecnica superiore, che in Italia è stata finora bloccata da una oggettiva alleanza conservatrice stabilitasi di fatto tra accademici universitari, burocrazia ministeriale e magistratura formalista e miope.

Risalgono a quarantacinque anni fa le iniziative intraprese in Europa, e anche in Italia, per varare un sistema di formazione tecnica superiore applicata alternativo rispetto ai percorsi universitari. Ma mentre la Germania varava le Fachhochschulen, e decisioni simili venivano prese anche in Francia e nel Regno Unito, l’Italia vedeva arenarsi nel giro di un anno il suo tentativo di avviare analoghi percorsi in via sperimentale in sette istituti tecnici d’eccellenza, capeggiati dall’ITIS Malignani di Udine. Fu la Corte dei Conti a bloccare l’iniziativa nel 1970 con una motivazione tipicamente burocratica: l’incompetenza del MPI a rilasciare titoli al di là del diploma di maturità (era previsto il rilascio del diploma di “tecnologo”). Ma il sistema politico di allora, anche per responsabilità delle potenti lobbies universitarie, ostili al progetto, non ebbe la forza di imporre quella che sarebbe stata una svolta decisiva per la scuola e l’università italiana.

Per iniziativa del ministro (e ingegnere) Antonio Ruberti, vent’anni dopo, le università furono invitate a istituire al proprio interno Diplomi universitari, di durata triennale, che andarono incontro a un rapido fallimento perché le università si dimostrarono incapaci di gestire percorsi di formazione superiore applicata, troppo distanti dalle loro tradizioni accademiche. E anche perché Ruberti dovette cedere alla pretesa del mondo universitario di porre i trienni in sequenza con le lauree (mentre l’idea giusta sarebbe stata quella di metterli in parallelo).

Anche il ministro Moratti costituì nel 2003 un gruppo di lavoro, guidato dall’ing. Gian Carlo Zuccon, già coordinatore della prima fase della commissione Brocca, con il compito di promuovere, partendo sperimentalmente da una quindicina di sedi, una rete nazionale di almeno 60 istituti superiori, denominati Istituti Superiori di Tecnologia (IST). Tentativo anch’esso bloccato, a distanza di pochi mesi, dalla mancanza di certezze finanziarie e giuridiche, oltre che dalla ribadita ostilità del mondo universitario.

L’ultimo tentativo di creare un’alternativa all’università con gli Istituti tecnici superiori (ITS) non è finora  decollato, soprattutto al Sud, coinvolgendo poche decine di migliaia di studenti.

Su questa partita, finora sempre perduta in Italia, sono emerse nel convegno TreeLLLe-Rocca due proposte, che appaiono il minimo sindacale per poter parlare di una svolta:

– forte sviluppo degli ITS, passando anche attraverso la semplificazione della loro governance;

– istituzione di lauree tecniche triennali ad hoc, conseguibili in alternanza/integrazione con il lavoro, sul modello delle Fachhochschulen tedesche, parallele ed esterne rispetto ai percorsi universitari. Ma per quanto riguarda il secondo punto occorrerà rimuovere le ragioni che hanno finora bloccato i tentativi che andavano, come quello del 2003, proprio in questa direzione. 

Forgot Password