Istituti d’arte in rivolta: ci costringono a chiudere

Gli Istituti d’arte non potranno più formare classi “articolate”, formate cioè da allievi che dopo essere rimasti insieme nelle ore di materie generali, si distribuiscono in diversi laboratori: così stabilisce la circolare 7 marzo 2003 n. 27. Ma in questo modo, dicono gli interessati, molti laboratori dovranno essere chiusi, e i rispettivi docenti collocati in mobilità. Non solo: in molti casi i locali e le attrezzature sono dimensionati sulle esigenze di piccoli gruppi di 7, 10, massimo 15 allievi. Come si farà a farcene stare 25?
Tutto questo costringerà gli Istituti d’arte a chiudere molti indirizzi e specializzazioni, in qualche caso di tradizione ultrasecolare, e legati alla storia dell’artigianato artistico italiano. Un vero e proprio disinvestimento, lamentano i docenti degli Istituti, in un settore di vitale importanza per il “made in Italy”. Per contrastare questa prospettiva sono in corso varie iniziative: dalle riunioni nelle scuole a convegni pubblici. Venerdì 23 se ne è svolto uno a Roma, per iniziativa del Nuovo PSI, mentre sabato 24 ad Ancona, convocata dal locale Istituto d’arte, si è tenuta una grande assemblea nazionale di tutti gli Istituti. La richiesta è semplice: ripristinare le “classi articolate”, salvaguardare la formazione delle competenze attraverso la ricca gamma di laboratori di cui gli Istituti sono dotati.