Insegnamento della Religione Cattolica: un Concordato lontano dalla società secolarizzata

Fino agli anni ’80 del secolo scorso nella giornata dell’11 febbraio veniva dato particolare risalto, anche nelle scuole, all’anniversario dei patti lateranensi tra Stato italiano e Santa Sede, il cosiddetto Concordato, sottoscritto nel 1929 da Benito Mussolini e dal Cardinal Gasparri.

Fu un fatto storico che servì a ricucire lo strappo di Porta Pia durato più di mezzo secolo tra Italia e Vaticano. Per la scuola rafforzò il principio dell’insegnamento della dottrina cristiana come fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica, prevedendo che “l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato”.

L’insegnamento della religione cattolica era obbligatorio.

Nel 1984 il Concordato venne rivisto e dalla sua revisione uscì questa nuova norma per la scuola: “La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.

Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.

All’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione”.

Dalla revisione del Concordato sono trascorsi ormai 33 anni, e nel frattempo la società italiana si è andata sempre più secolarizzando, mentre con l’arrivo di milioni di stranieri prendeva consistenza il pluralismo religioso.

L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole avrebbe dovuto registrare un crescente e consistente numero di alunni “non avvalentesi”. Non è stato così, anche se non è facile individuarne tutte le ragioni.

Nel 2014-15, ultimo anno disponibile di rilevazione ufficiale, la percentuale di alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica è stato dell’88%. Come si vede, l’insegnamento della religione cattolica tiene, nonostante tutto.