Invalsi: la valutazione avanza ma le ambiguità restano

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Non c’ è alcuna ragione per essere pessimisti, anche se siamo ancora ben lontani dal poter affermare che la valutazione sia consolidata in modo irreversibile. I responsabili istituzionali devono fare tesoro degli errori per evitare che l’impazienza di una minoranza abbia la meglio. Si archivia, nel frattempo, un’altra pagina sulle prove INVALSI tra le polemiche provenienti un po’ da tutti i fronti, apparse soprattutto sui social. Diserzione da parte degli studenti, scioperi dei docenti, discussioni sul piano politico; comunque non è stata inficiata la validità dell’annuale compilazione ed attendiamo come di consueto i risultati.

Se da un lato esce confermata l’importanza di un’operazione sempre più utile per il costante confronto internazionale, dall’altro le perplessità vanno considerate non tanto per la qualità tecnica dei suoi strumenti e le indubbie capacità di elaborazione da parte dell’istituto nazionale di valutazione, ma per le finalità politiche che la valutazione del nostro sistema di istruzione vuole conseguire e soprattutto per le ambigue conseguenze che ne possono derivare per le scuole e i docenti.

Sarebbe più chiaro se si parlasse di due modalità e strutture valutative parallele: una di carattere statistico che segua lo sviluppo qualitativo del sistema stesso e agisca sulla programmazione del servizio, sulle risorse, e appunto sui risultati, a beneficio della politica, spingendo tra l’altro per una maggiore autonomia dell’INVALSI dal Governo; e l’altra sul versante pedagogico, per quanto riguarda le competenze acquisite dagli studenti.

Per rendere efficace il primo intervento occorrerebbe che la verifica venisse fatta su standard che richiamino i “livelli essenziali delle prestazioni” concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale che il Titolo V, parte seconda della Costituzione, ancora in vigore, attribuisce ai poteri dello Stato all’interno delle “norme generali per l’istruzione”. Per il secondo si dovrebbe lasciare alle autonomie scolastiche di occuparsi dei risultati degli allievi; questo non vuol dire abolire il valore legale dei titoli di studio, che restano a garanzia del diritto allo studio, ma necessitano di una maggiore elasticità e di un riconoscimento di crediti sia per il mercato del lavoro che per il proseguimento del percorso scolastico.

Un approfondimento sul tema della valutazione e delle prove Invalsi è previsto con il webinar “La lunga marcia della valutazione di sistema e degli apprendimenti. Come cambiano le prove INVALSI”, previsto il 22 giugno 2017 alle 17 (consultabile anche in differita per chi si sarà iscritto prima dell’inizio). Iscrizione gratuita a questo link.

Nel corso dell’evento verrà anche presentata la nuova guida di Tuttoscuola “Come cambiano le prove INVALSI”, con una ricostruzione storica di come si è affermata la valutazione nella scuola italiana.