Invalsi e Anvur diventeranno ‘uffici dello Stato’?

Un disegno di legge allo studio del governo, “recante deleghe per le semplificazioni, i riassetti normativi e le codificazioni di settore”, da non confondere con il decreto legge semplificazione pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre, contiene una disposizione (art. 5, comma 3, punto a) relativa agli enti di valutazione riguardanti la Scuola e l’Università, che prevede quanto segue:

razionalizzazione, eventualmente anche attraverso fusioni o soppressioni, di enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero attraverso la trasformazione degli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica, salvo la necessità di preservarne l’autonomia, ovvero ancora liquidazione di quelli non più funzionali all’assolvimento dei compiti e delle funzioni cui sono preposti, ferma restando la salvaguardia del personale in carico ai suddetti soggetti, qualora incardinato nel rispetto della disciplina normativa delle assunzioni”.

Le agenzie di valutazione cui si riferisce questo testo, pur senza nominarle, sono l’Invalsi e l’Anvur, che potrebbero dunque anche essere soppresse, o unificate, oppure trasformate in “ufficio dello Stato”, nel qual caso sarebbe peraltro difficile “preservarne l’autonomia”.

Si concluderebbe così, con una sorta di rientro delle funzioni valutative nell’alveo delle competenze ministeriali, la parabola quasi trentennale della valutazione di sistema, la cui autonomia è stata fin dall’inizio (parliamo della prima metà degli anni novanta) oggetto di forti riserve da parte dell’apparato ministeriale, che avrebbe preferito utilizzare il corpo degli ispettori (alcuni dei quali furono mandati all’estero per acquisire informazioni sui sistemi valutativi realizzati) anziché dare fiducia al Cede (Centro Europeo dell’Educazione), giudicato troppo indipendente dal Ministero.

Con la trasformazione del Cede in Invalsi (Berlinguer ministro, Vertecchi presidente) si tentò la conciliazione dell’autonomia tecnico-scientifica dell’Istituto con gli indirizzi politici del Ministro, che aveva nel frattempo molto ridimensionato il potere delle Direzioni generali, in particolare di quella del personale, che aveva tra le sue funzioni la vigilanza sugli enti nazionali di servizio come l’Invalsi.

Negli anni successivi (Moratti ministro, Giacomo Elias presidente) l’Invalsi sperimentò faticosamente, con una certa autonomia dal Miur, alcuni strumenti di base per la valutazione di sistema che furono implementati negli anni successivi, quando per impulso dei ministri dell’economia la guida dell’Istituto fu affidata a due dirigenti di provenienza Bankitalia, Piero Cipollone e Paolo Sestito (2007-2013), che si mossero avendo come riferimento principale il quadro internazionale della ricerca valutativa di ispirazione Ocse, in sostanziale indipendenza dal Ministero.

All’inizio del 2014, ministro Carrozza, l’avvento alla presidenza dell’Invalsi di Annamaria Ajello segnò un maggiore coordinamento delle funzioni svolte dall’Istituto con quelle di competenza della Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione. Ma l’autonomia dell’Istituto non è stata mai messa in discussione fino all’avvento dell’attuale governo e ministro, che in materia di scuola e università sembrano invece orientati a rafforzare il ruolo dell’Amministrazione centrale. Fino a prevedere l’incorporazione dell’Ente nell’apparato ministeriale.

La questione peraltro non è contemplata nel contratto di governo, e a spingere per ridimensionare gli enti di valutazione sembra essere più il M5S (che nel programma elettorale aveva previsto la “revisione del sistema nazionale di valutazione “) della Lega, stando almeno a quanto dichiarato dal deputato pentastellato Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera: “L’Invalsi è invasivo“, e “sulla valutazione stanno tornando indietro anche negli Stati Uniti“.

Addio (vera) autonomia? (con tutto quello che ne consegue).