Tuttoscuola: Scuola digitale

Intesa RAI-Miur: poca attenzione per la formazione dei docenti

Posti in piedi alla RAI, giovedì scorso, per la firma dell’Intesa con la quale l’Ente televisivo pubblico e il Miur hanno preso l’impegno di collaborare per riorganizzare su base crossmediale i servizi educational della RAI.

Dopo la cerimonia della firma si è svolta una singolare conferenza stampa alla presenza di almeno trecento persone, tra le quali pochi giornalisti e molti funzionari Rai e Miur, docenti e dirigenti scolastici, e una ventina di compunti studenti, schierati sul lato anteriore destro di una vasta aula occupata per un terzo da quello che sembrava più un palcoscenico per eventi che uno spazio attrezzato per una conferenza stampa.

E in effetti la gestione della conferenza è stata estremamente controllata, quasi di stampo militare: tempi contingentati per il direttore generale RAI Lorenza Lei, la responsabile di RAI scuola Silvia Calandrelli e il ministro Profumo (delle cui dichiarazioni diamo conto in altre news), poi uno scenografico promo in alta definizione e alto volume di decibel sui vari programmi educational della RAI. Poi il conduttore ha dato la parola a due giornalisti preselezionati (uno di studenti.it) e a uno studente, ha consentito al ministro di rispondere brevemente a tutti e tre, e dopo la terza risposta ha sbrigativamente dichiarato chiusa la conferenza. O meglio l’evento, che si è sviluppato con i modi spettacolari e i tempi rapidi di un format televisivo di informazione strutturata, unidirezionale, più che con quelli bi o multidirezionali di una conferenza stampa aperta.

Le grandi potenzialità di RAI scuola, e più in generale del mezzo televisivo incrociato con il web, come soggetto e strumento di educazione, sono risultate evidenti, ma è sembrata scarsa l’attenzione al tema della formazione dei docenti ad utilizzare efficacemente queste nuove risorse. Forse il tema avrebbe meritato almeno una domanda e una risposta. E’ vero che i giovani delle ultime generazioni imparano sempre meno dalla scuola (solo il 20%, ha detto il ministro), ma è anche vero che spetta alla scuola e ai docenti di fornire agli studenti le chiavi interpretative e gli stimoli critici per orientarsi nel mare degli apprendimenti extrascolastici, compresi quelli forniti dalla TV, e per sintonizzarli con quelli scolastici.

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