Inglese o dialetto veneto?

Mentre il ministro Moratti, per aiutare il Paese ad entrare in Europa, punta anche sull’insegnamento della lingua inglese obbligatoria per tutti fin dalla prima elementare e su una seconda lingua comunitaria dalla prima media, in aggiunta all’insegnamento della lingua italiana, l’assessore regionale alla Cultura e all’Identità Veneta, Serrajotto, per aiutare la sua gente a specchiarsi nella realtà locale, punta decisamente a lanciare il dialetto veneto, facendo pubblicare un libro di testo dal titolo “Noi Veneti” di Manlio Cortellazzo, in edizione riveduta e corretta per studenti, come riferisce in un interessante servizio sul Corriere della Sera il giornalista Gian Antonio Stella.
Alcune curiosità, come la traduzione in dialetto veneto del grande Catullo (nato in terra veneta), possono dare l’idea di cosa potrebbe capitare agli studenti veneti se quel testo, preparato proprio per loro, dovesse diventare lo strumento necessario per realizzare nelle scuole di quella regione quella quota di programmi (10-15%) che le diverse revisioni costituzionali dovrebbero assegnare a ciascuna regione (una quota nazionale, una regionale e una alle istituzioni scolastiche autonome).
L’esempio veneto può essere applicato anche ad altre regioni, ovviamente.
La nuova approvazione del disegno di legge sulla devoluzione bossiana in Parlamento costituisce – secondo l’assessore veneto – un immenso passo avanti per il sistema scolastico che affiderà alle Regioni un ruolo sull’organizzazione e sulla programmazione scolastica.
Dovremo aspettarci, dunque, di vedere accanto al docente di inglese o francese, anche gli insegnanti di dialetto. Sarà una manna per chi dovrà formarli, visto che in Italia di dialetti ne sono stati contati e registrati ben 101 (senza considerare le varianti locali). Identità culturale e babele delle lingue?