Individualizzazione e/o personalizzazione/2. Un dibattito aperto

Ora la sortita dell’Invalsi (non si sa se concordata e fino a che punto condivisa dal Miur) ha indotto Maurizio Tiriticco, ispettore storico del Miur e sostenitore nel tempo dell’individualizzazione dei percorsi, a contestare la decisione di differenziare le prove del secondo anno delle superiori.

A suo giudizio lo impedirebbe l‘articolo 1, comma 622, della legge 296/06 (Finanziaria 2007), che ha innalzato l’obbligo di istruzione di due anni in tutti gli indirizzi degli istituti secondari di secondo grado, e più specificamente l’articolo 2, c. 1 del DM applicativo 139/07, dove si legge: “I saperi e le competenze assicurano l’equivalenza formativa di tutti i percorsi, nel rispetto dell’identità dell’offerta formativa e degli obiettivi che caratterizzano i curricoli dei diversi ordini, tipi e indirizzi di studio”.

Dunque sarebbe “l’equivalenza formativa che costituisce il valore aggiunto dall’innalzamento dell’obbligo rispetto alla specificità dei singoli indirizzi”. E quindi “tutti indistintamente” gli studenti ‘obbligati’ dovrebbero acquisire tali saperi e competenze culturali di base “che sono assolutamente irrinunciabili”. Invece, “se si optasse per una scelta di prove differenziate, si romperebbe tale unitarietà e si proporrebbero inevitabilmente prove ‘più facili’, quando si passa dall’istruzione liceale a quella tecnica e professionale. E si legittimerebbe di fatto quella differenza civile e culturale tra cittadini, contro la quale, invece, una istruzione obbligatoria per sua natura è impegnata a battersi”.

Ma perché mai l’Invalsi, che è un ente di ricerca, non dovrebbe sperimentare una differenziazione delle prove che non sfavorisca, come di fatto avviene ora, gli studenti che per varie ragioni (diverso ‘peso’ delle materie/competenze oggetto di test nei diversi piani di studio, diverso ‘clima scolastico’ che caratterizza mediamente i diversi indirizzi, diverso peso in essi dei fattori familiari e sociali e così via) partono chiaramente con minori possibilità di successo in prove uguali per tutti? Quanta ‘individualizzazione’ dei tempi e dei modi della didattica servirebbe per far sì che uno studente delle professionali del Sud abbia le stesse prestazioni di un liceale del Nord?