Il sistema duale in Lombardia/2. Non sarà facile replicarlo altrove

Con la nuova legge, ha detto l’assessore Aprea, la Lombardia “fa ancora una volta da apripista nel quadro nazionale in evoluzione”, e può porsi come punto di riferimento, “best practice”. Con quante possibilità di trasferimento in altri territori?

Se era (ed è) impensabile un’operazione di trapianto del ‘duale’ tedesco perfino nella felix Lombardia (la Regione italiana economicamente più sviluppata e dinamica), qualcosa di simile si deve dire della possibilità di disseminare il ‘duale’ lombardo nelle altre Regioni. Intanto perché queste ultime hanno autonomia legislativa, e occorre verificare tempi e condizioni politiche per l’adozione del modello lombardo. Ma soprattutto perché in gran parte d’Italia non esistono le condizioni di contesto che hanno favorito l’adozione di una legge come quella varata in Lombardia: tessuto economico e imprenditoriale vitale e proattivo, mercato del lavoro comparativamente più flessibile, un sistema di formazione professionale più qualificato, maggiore propensione al rischio di impresa. E poi c’è anche una questione di “manico”.

Tra le condizioni di contesto non facilmente replicabili va considerata anche la presenza, nella Giunta regionale lombarda, di un assessore con le caratteristiche di Valentina Aprea, che forte anche della sua esperienza politica, governativa (5 anni come sottosegretario al Miur) e parlamentare (presidente della commissione Cultura della Camera) ha saputo costruire un largo consenso politico e sociale sulla legge, tanto da indurre i consiglieri dell’opposizione – Pd e 5 Stelle – ad astenersi. Un risultato politico di tutto rilievo, se paragonato all’asprezza del confronto-scontro che caratterizza lo scenario nazionale.

Ma Aprea non è nuova a operazioni di queste genere: già nella ricordata veste di presidente della commissione Cultura della Camera riuscì nel 2012 ad aggregare un’ampia maggioranza trasversale su un disegno di legge di riforma della scuola (“Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”, A.C. n. 953). Per Valentina Aprea le ‘larghe intese’ costituiscono il filo conduttore di una ormai lunga attività politica: però all’insegna del fare e del costruire relazioni tra le persone, come si è ben visto venerdì scorso, nella cornice dell’Expo di Milano, in occasione dell’incontro, alla presenza del presidente Maroni, con una folta rappresentanza di dirigenti, operatori scolastici e sociali, studenti (alcuni premiati come apprendisti chef), comunicatori e imprenditori privati e del privato sociale.