Il sistema duale in Lombardia/1. Ma la legge regionale parla lombardo

Non parla tedesco il sistema ‘duale’ varato definitivamente dal Consiglio regionale della Lombardia la scorsa settimana. D’altra parte sarebbe stato impensabile trapiantare in Italia un modello come quello tedesco (e austriaco) che ha alle spalle decenni di storia, e che affonda le sue radici nel mondo del lavoro e dell’apprendistato, con un impegno diretto delle imprese sia dal punto di vista finanziario che da quello formativo.

Lo stesso assessore Valentina Aprea, protagonista della legge approvata, la presenta infatti come una “declinazione lombarda di un sistema duale istruzione/lavoro”. Potremmo dire che, rispetto al modello tedesco-austriaco (al quale si avvicina un po’, in Italia, solo il sistema di formazione professionale attuato nella provincia di Bolzano), il ‘duale’ lombardo investe in modo significativo anche la scuola, soprattutto gli istituti tecnici e professionali, oltre che – ovviamente – i percorsi regionali di istruzione e formazione professionale.

In Lombardia il positivo rapporto tra scuole e imprese ha consentito un buon avvio dei corsi ITS (Istruzione Tecnica Superiore) con 18 Fondazioni attivate, 30 percorsi all’anno, un tasso di inserimento nel mercato del lavoro medio del 78% con punte del 98%  negli IFTS e oltre 2000 studenti coinvolti. I 56 poli tecnico professionali distribuiti nel territorio della Regione coinvolgono oltre 400 imprese, 200 istituti scolastici, 70 enti di formazione, 5 Università con diversi dipartimenti e 15 associazioni di categoria. Il sistema di IeFP a sua volta supera ormai i 55 mila studenti.

È su questo terreno fertile che la nuova legge è intervenuta, con l’obiettivo di consolidare e sistematizzare le esperienze in corso, incentivare l’innovazione, premiare il merito. Si tratta di un modello esportabile in altre Regioni italiane? Proviamo ad affrontare la questione nella news successiva.