Il rischio delle aree a rischio

280 miliardi in tre anni, 475 scuole, quasi tutte del Mezzogiorno, coinvolte in progetti a favore di almeno 100 mila alunni: in sintesi questo è l’istituto contrattuale delle aree a rischio che con il contratto scuola del ’99 ha assegnato quei soldi al personale della scuola che più si impegna nelle aree dove è forte la dispersione scolastica (abbandoni, bocciature, insuccesso) e altissimo il rischio di devianza giovanile. Buona l’idea, ma debole l’impianto. Vediamo perché.
La scuola è sola, senza che il progetto sia integrato da interventi certi di altri enti sul territorio. Un progetto tutto scolastico, e quindi un po’ autoreferenziale, con qualche dubbio di efficacia. Non a caso il ministero sembra intenzionato ad attuare, si spera d’intesa con i sindacati di categoria, una rigorosa verifica al termine di questo primo triennio.
C’è comunque un indicatore interessante per capire se concretamente il progetto si sta radicando sui territori a rischio. Se la strada è, in quelle aree, maestra di vita (purtroppo in negativo), occorre sottrarre alla strada gli alunni offrendo, ad esempio, più tempo di scuola e servizi (mensa).
Ebbene, come risulta dai dati dell’organico di fatto relativo agli alunni e alle classi in questo nuovo anno scolastico, il tempo pieno nelle scuole elementari continua ad essere quasi sconosciuto in quelle zone. E le prime e seconde classi, le nuove leve, continuano ad avere bassissime percentuali di alunni a tempo pieno e di classi organizzate per tutta la giornata scolastica, a volte anche con valori inferiori alle classi più alte.
Contro una media nazionale del 22,5% di alunni frequentanti il tempo pieno sul totale degli alunni iscritti, a Bari si conferma il 3,1% di alunni a tempo pieno, a Napoli l’1,3 %, a Catania lo 0,9% e a Palermo l’1,5%.
Qual è stato, per dirla in termini aziendalistici, il ritorno dell’investimento di quei 280 miliardi? Ovviamente è necessaria un’analisi approfondita, che invitiamo chi di competenza a svolgere, ma certo l’indicatore del tempo pieno non depone bene.