IC Trionfale: il trionfo del ‘politicamente corretto’

Forse non c’è troppo da stupirsi se in tempi di straripante amplificazione mediatica del nulla anche la descrizione del variegato contesto socio-economico contenuta nel PTOF dell’Istituto Comprensivo di via Trionfale (Roma) sia stata considerata come una “palese violazione delle norme della nostra Costituzione” (Fratoianni, esponente di Leu) e abbia indotto il ministro Azzolina a protestare (“Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso”, ha detto), e la sottosegretaria Ascani a chiedere la modifica del documento “in attesa di avere chiarimenti e di capire come sia stato possibile pubblicare una presentazione così fuori dai principi costituzionali”.

Al coro degli indignati si sono uniti anche esponenti sindacali: la Flc romana ha condannato il “carattere classista” della autopresentazione dell’IC, il coordinatore della Gilda Rino Di Meglio ha parlato di “parole discriminatorie”, il segretario della Uil scuola Pino Turi di “fatti paradossali rispetto ai quali non ci si può limitare a normali condanne che il buonsenso induce a fare”.

Eppure quella presentazione, a quanto pare la stessa ripetuta per anni, non era che l’illustrazione della diversa realtà socio-economica nella quale operano i diversi plessi che fanno capo all’IC di via Trionfale (https://www.tuttoscuola.com/patrizi-e-plebei-alli-c-trionfale-di-roma-cosa-ce-di-vero/), come ha notato, distinguendosi da altri sindacalisti, la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi: “Si può senz’altro discutere sull’opportunità, e sull’effettiva utilità, di inserire nel Ptof, sia pure a fini meramente descrittivi, osservazioni riguardanti i diversi contesti sociali cui fanno riferimento i plessi di un’istituzione scolastica (informazioni richieste peraltro dallo stesso Miur in forma di indicatori per la compilazione del RAV, Rapporto di Autovalutazione della scuola, in termini di analisi del contesto per definire al meglio le scelte didattiche e l’offerta formativa NdR). Da qui a trarne lo spunto per leggervi da parte di una scuola e di chi la dirige intenti di discriminazione, segregazione e ghettizzazione ce ne corre, ed è francamente inquietante la foga con cui tante intelligenze più o meno vive della politica, della cultura e del giornalismo si sono affannate a decretare un ‘crucifige’ che appare del tutto immotivato e immeritato se solo si ha la pazienza, e la voglia, di allargare lo sguardo oltre le poche righe incriminate.

Ci sembra una posizione equilibrata. Forse nei prossimi giorni, a bocce ferme e a penne meno infervorate, si avrà modo di riflettere con più calma sul vero problema, che è quello di come deve operare una scuola con più sedi, e a utenza sociale differenziata, per garantire un livello di servizio equo, che riduca cioè il divario dei risultati collegabili alle diverse provenienze familiari. Difendere solo a parole “la scuola della Costituzione” sarà anche politicamente corretto, ma pedagogicamente sbagliato e iniquo. Servirebbero più fatti, a partire da un serio piano per un vero diritto allo studio.