Governo e governabilità dopo Berlusconi

Si parlerà di Silvio Berlusconi nei libri di storia? E come se ne parlerà? Tra gli storici – citiamo tra gli specialisti della materia Antonio Gibelli con Berlusconi passato alla storia (2010) e Giovanni Orsina con il recentissimo saggio Il berlusconismo nella storia d’Italia – è già in corso la ricerca di una chiave interpretativa che dia conto della storia italiana degli ultimi 20 anni, dominata da questa singolare figura di politico non-politico, la cui vicenda sembra ormai giunta alla fase conclusiva.

Di Berlusconi e delle sue varie attività si sono occupati in molti, per esaltarlo o per condannarlo. In pochi però, almeno finora, hanno cercato di spiegare in modo sufficientemente distaccato che cosa è avvenuto, qual è stato il ‘peso’ di Berlusconi e del berlusconismo nella società italiana.

Forse è troppo presto per fare un bilancio complessivo. Però se prendiamo in considerazione un campo ben delimitato come, per esempio, la politica scolastica, qualche riflessione è già possibile farla. C’è stata una ‘filosofia’ berlusconiana (un’idea guida, una strategia, un fil rouge) in materia di educazione?

La risposta è chiaramente negativa. Le due ministre messe in campo da Berlusconi, Moratti e Gelmini, hanno seguito due strade ben diverse. La prima, Letizia Moratti, si è impegnata in una megariforma, il cui fulcro è stata la pseudolicealizzazione dell’istruzione tecnica, che non è stata in grado di gestire. La seconda è stata invece protagonista di una megarestaurazione, dal maestro unico al ripristino dei voti, che puntava a introdurre il merito ma si è trovata soprattutto a gestire una drastica riduzione della spesa pubblica per l’istruzione. Era tutto ciò inevitabile?