Gli insegnanti anziani fanno meglio di quelli giovani?/2. Quanto conta l’esperienza in Italia?

I tre principali consigli che gli esperti americani della GLC offrono ai decisori politico-amministrativi si possono così riassumere:

– incrementare e incentivare la stabilità dei docenti;

– favorire un clima di collaborazione tra i docenti;

– inviare gli insegnanti più esperti nelle classi più difficili non solo per ragioni pedagogiche ed economiche, ma anche perché rispondenti a un principio di equità.

Sarebbe questa una ricetta esportabile nel nostro Paese?

Difficile  rispondere alla domanda perché in Italia, per varie ragioni, non si dispone di una massa di dati nemmeno lontanamente paragonabile a quella su cui hanno lavorato i ricercatori americani negli ultimi 15 anni. I vari test PISA, IEA e Invalsi offrono qualche indicazione di carattere quantitativo sui risultati ottenuti dagli studenti, non correlabili però alle caratteristiche dei loro docenti (età, anzianità di servizio, permanenza nella sede, stile di lavoro più o meno collaborativo, formazione in servizio…).

Qualche dato si potrebbe ricavare, per la verità, dai questionari insegnanti utilizzati dall’Invalsi in diverse occasioni se essi non fossero protetti dall’anonimato, dalle norme italiane sulla privacy e dall’esplicita ostilità dei sindacati e di molti docenti verso qualunque ipotesi di correlazione tra i risultati raggiunti dagli studenti nei test standardizzati e la prestazione di lavoro dei loro insegnanti.

Certo, il problema si porrà presto (si sta già ponendo) quando i Comitati di valutazione dovranno definire i criteri per l’assegnazione del bonus per il merito ai docenti e i dirigenti scolastici saranno chiamati ad applicarli, sia pure non meccanicamente: la soluzione ‘americana’, almeno quella consigliata dal think tank GLC, spingerebbe a privilegiare l’anzianità di servizio e a penalizzare i giovani, ma apparirebbe antimeritocratica e un po’ in controtendenza rispetto allo spazio che la 107 (comma 129) assegna ai risultati e ai ruoli organizzativi innovativi a prescindere dall’età o dall’esperienza dei docenti. Una bella gatta da pelare per tutti: sindacati, ministero/ministro in sede di implementazione della norma e dirigenti scolastici, che rischiano di trovarsi con il cerino in mano.

Tutti temi che meritano una ampia e pubblica discussione, cui Tuttoscuola si impegna a dare la massima visibilità.