Gli abilitati che chiedono il ruolo senza concorso

La Costituzione italiana prevede che ai posti pubblici, compresi quelli della scuola statale, si accede per concorso, ma, a poche settimane dalla pubblicazione del bando per reclutare 60/70 mila nuovi docenti abilitati, si continua a chiedere l’immissione in ruolo ope legis di migliaia di insegnanti abilitati.

Nelle manifestazioni di venerdì scorso in occasione dello sciopero indetto dai sindacati ‘non rappresentativi’ anche gli studenti si sono uniti alla rivendicazione di questa sanatoria.

La strada maestra per il ruolo è certamente il concorso ma, pur non condividendo quella pretesa di sanatoria, non si può non convenire che in questi anni sono stati tanti e troppi gli esempi (compresi quelli del Parlamento) di passaggio al ruolo senza selezione, mediante disposizioni legislative compiacenti.

Non ultima la pronuncia del Consiglio di Stato che nella primavera scorsa, nel riconoscere pieno valore abilitante al diploma magistrale conseguito prima del 2002, ha anche riconosciuto a quei diplomati il diritto ad entrare nelle GAE e, quindi, nei ruoli statali. Abilitati sì, ma senza concorso.

Se si volesse rilevare quanti degli attuali docenti statali sono entrati in ruolo (e quanti ancora ne entreranno) con il possesso della sola abilitazione, avremmo la prova di come il dettato costituzionale sia stato eluso. E siamo sicuri che non si tratterebbe soltanto di qualche unità, soprattutto nella scuola primaria.

E capiremmo anche, pur non condividendo la loro richiesta di sanatoria, che gli abilitati che chiedono con un ope legis un trattamento uguale a quello riservato ad altri colleghi abilitati. Di questo passo tutti potrebbero di volta in volta chiedere di passare in ruolo senza concorso. In barba alla Costituzione.