Giuliano Ferrara e quello che raccontano i prof. a scuola

Sogno un serio, responsabile, documentato, elegante, non fazioso, imparziale “rapporto annuale” sulle c…ate che si dicono a scuola e all’università sotto il manto della cultura progressista, scientifica, neodarwiniana, neoscimmiesca, neoetica. Sono un bisbetico?” Così si conclude un fiammeggiante articolo, firmato con il trasparente simbolo dell’elefantino, pubblicato sul “Foglio” dello scorso 28 novembre.
Tutto è monitorato, tranne la scuola. (…). Concorso o ope legis, un esercito di conduttori universitari e di star del pensiero dominante fa quel che vuole, annuncia le nuove tavole (…). Ottima cosa sarebbe mettere su un osservatorio di Pavia dell’educazione“.
Ma con chi ce l’ha Giuliano Ferrara? Ed è possibile immaginare che si possa fare in Italia un rapporto, o comunque un’indagine, del tipo di quella sognata dal bisbetico direttore del “Foglio“? Alla prima domanda risponde lui stesso: niente nomi, perché “sarebbe inelegante e violerebbe principi costituzionali“. Insomma, basterebbe conoscere i peccati, a Ferrara non interessa sapere chi sono i peccatori.
Ma il fatto è che per rispondere alla seconda domanda, anche senza scomodare il principio della libertà di insegnamento, occorrerebbe mettere in atto una modalità di raccolta dei dati quanto meno di tipo osservativo, se non osservativo-partecipativo: il che forse sarebbe in qualche modo possibile a livello universitario (le lezioni sono pubbliche, e chiunque può assistervi, e magari rivolgere domande ai professori), ma assolutamente impossibile nel sistema scolastico preuniversitario, perché le lezioni in Italia si svolgono tradizionalmente a porte chiuse. Oppure Ferrara, visto che – come dice lui – sogna, ha in mente una specie di Grande Fratello, ricalcato sul modello non del pre-tecnologico Orwell, non di qualche sciamannato reality show televisivo, con tanto di telecamere nelle classi?