Tuttoscuola: Scuola digitale

Giannini e Centemero: Serve un grande piano di digitalizzazione delle scuole

Per quello che  riguarda la digitalizzazione delle scuole, nelle scuole “abbiamo ancora una situazione a macchia di leopardo nel Paese”. A dichiararlo, è stato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, a margine di un convegno sulla digitalizzazione della P.A. ieri alla Camera.  

Il ministro ha aggiunto: “Per proseguire nel processo di digitalizzazione nelle scuole dobbiamo compiere una vera e propria rivoluzione educativa nel senso che dobbiamo puntare moltissimo sulla formazione permanente degli insegnanti, anche rivisitando il contratto. Non basta soltanto investire in tablet e Lim: dobbiamo investire sulla formazione del personale docente“. E ancora: “Se non c’è la possibilità di formare in itinere i futuri insegnanti e chi già lo è, diventerà difficile trasformare la scuola italiana nell’arco dei prossimi 5-6 anni per essere competitiva in Europa”.

Dello stesso tenore, le parole affidate da Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, a una nota: ”E’ arrivato il momento di lanciare un grande progetto di digitalizzazione delle nostre scuole. La digitalizzazione permette di personalizzare i percorsi formativi, accanto a un apprendimento cooperativo che utilizza linguaggi conosciuti e vicini ai ragazzi. Per questo, serve un investimento forte nelle infrastrutture e nella formazione dei docenti, che vanno accompagnati in un mondo a volte lontano da loro ma che è fondamentale per migliorare i livelli di apprendimento e la motivazione”.

Nel corso del convegno, è stato ricordato che finora sono stati investiti 93 milioni di euro per le Lim (lavagne interattive multimediali), a cui si sommano altri spesi dalle Regioni. Inoltre una scuola su 4 ha una connessione wi-fi.

Il ministro ha inoltre ammonito che “se gli insegnanti non saranno in grado di ‘scendere dalla cattedra’ e di acquisire un metodo didattico parallelo e interdisciplinare”, la digitalizzazione della scuola avrà “un senso modesto“, e che gli strumenti per realizzare la rivoluzione educativa “possono essere vari: partiremo con una campagna forte, che crei un’idea corretta di quello che stiamo facendo”. Tra le proposte emerse, anche l’individuazione di un docente `promoter´ all’interno degli istituti: “A scuola non ci sono distinzioni funzionali tra insegnanti, ma sulla parte digitale credo si possa individuare un docente promoter, una figura che possa essere, nel percorso, un punto riferimento della scuola”.

A ben vedere, ci viene da osservare,  se l’obiettivo dell’amministrazione è quello di cercare insegnanti preparati sul digitale, il Ministero avrebbe la soluzione in casa, e a costo zero: l’ultimo concorso del 2012 – per la prima volta per ciò che riguarda i docenti – ha avuto ben due occasioni in cui è stato possibile testare le competenze informatiche degli aspiranti professori: nel corso della “prova di preselezione computer-based, unica per tutti i posti e le classi di concorso e per tutto il territorio nazionale, volta all’accertamento”, tra gli altri requisiti, “delle competenze digitali” dei candidati (7 domande su 50), e nel corso della prova orale, in cui ai candidati è stato richiesto di dimostrare, oltre alla conoscenza di ciascuna disciplina da insegnare, “competenze digitali inerenti l’uso e le potenzialità delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali più efficaci per potenziare la qualità dell’apprendimento”.

Insomma, la soluzione potrebbe essere privilegiare i nuovi inserimenti in ruolo attraverso il canale meritocratico e concorsuale, che tra l’altro avrebbe l’ulteriore merito di abbassare l’età media della classe docente.

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