Gelmini & meritocrazia. Università e ricerca sono il banco di prova

Ma questo è matto“. Lo diceva sottovoce, ma guardandosi a destra e sinistra come per cercare  consensi, uno dei numerosi partecipanti al convegno organizzato a Roma lo scorso 14 luglio dal gruppo parlamentare del PDL del Senato, mentre parlava il senatore, e professore universitario, Nicola Rossi, già stretto collaboratore di Massimo D’Alema per la politica economica.

Ma che cosa aveva detto di così sconcertante il senatore-professore del PD, tanto da suscitare la citata reazione dell’ascoltatore (quasi certamente un suo collega universitario)? La tesi di Rossi, esposta sinteticamente (per gli interventi erano previsti 5 minuti) ma con grande lucidità, si può così riassumere: l’università italiana non è costruita per premiare la concorrenza, il merito, la specializzazione. Malgrado l’autonomia, l’offerta formativa delle università è omogenea, uni-forme, ingessata, statica. Ciò accade perché l’autonomia è finta, e non c’è vera assunzione di responsabilità, con i connessi rischi, da parte delle università. Se non si rovescia questa logica, e fino a quando la situazione resterà quella attuale, i soldi per l’università saranno sprecati.

A quel punto si è sentito il commento in sala, accompagnato da un sommesso ma diffuso brusio, che è sembrato più di dissenso che di consenso. L’idea di sottoporre le università e l’attività dei professori, compresi i “baroni”, a valutazioni oggettive, di aumentare le responsabilità a tutti i livelli, e di legare il finanziamento delle sedi, e magari anche lo stipendio degli insegnanti, ai risultati dell’attività svolta, incontra resistenze trasversali, a destra e a sinistra: più forti quelle provenienti dall’interno del mondo accademico, meno quelle di altri stakeholders, come le associazioni degli imprenditori.

Nelle sue conclusioni, comunque, il ministro Gelmini si è trovata in sintonia con la tesi di Rossi (in parte cautamente ripresa anche da Enrico Decleva, presidente della CRUI): senza riforme, i soldi sarebbero sprecati. E dunque, avanti con le riforme, a partire dal sistema di valutazione (ANVUR), il cui regolamento dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri questa settimana.