‘Furbetti’: serve una punizione esemplare

Ci sono furbetti tra gli studenti come fra tutte le categorie, disonesti li chiamerei. Il nostro obiettivo deve essere quello di valutare i diversi contesti territoriali, di consentire all’università di essere quell’ascensore sociale di cui si parla”. Lo ha detto il ministro Carrozza commentando l’esito dell’indagine della Guardia di Finanza sulle false dichiarazioni dei redditi presentate da studenti dell’università di Roma ‘La Sapienza’, autocertificatisi ‘poveri’ ma in realtà appartenenti a famiglie benestanti.

Che cosa succederà a questi studenti? “Con i dati a nostra disposizione Laziodisu (l’ente per il diritto allo studio nel Lazio, ndr) provvederà alla revoca delle borse di studio e degli altri benefici”, dice Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio. Ma potrebbe anche partire una denuncia all’autorità giudiziaria, oppure una multa se lo statuto lo prevede: è già capitato a centinaia di studenti della Sapienza, che hanno dovuto pagare fino a 4.000 euro di sanzioni per sanare la propria posizione dopo aver certificato il falso.

Tutto questo, a nostro avviso, non basta. Per un’azione ‘disonesta’ di questo genere, che non solo avvantaggia i ‘furbetti’ che la fanno franca, ma danneggia i veri bisognosi, sottraendo loro risorse cui avrebbero diritto (e di cui hanno davvero necessità), si dovrebbe prevedere una sanzione non solo pecuniaria, ma etico-sociale, per esempio la comunicazione pubblica della revoca dell’iscrizione per un anno: sarebbe un giusto contrappasso per chi ha nascosto le proprie reali condizioni economiche. Tutto ciò che può servire a sradicare certi comportamenti truffaldini ci sembra utile.