Fondi Europei: si lamenta la mancanza di risorse, ma poi non si utilizzano

Ogni anno la Commissione europea elabora per ciascuno Stato membro uno specifico documento e raccomanda i provvedimenti da adottare nei successivi 18 mesi. Le scuole italiane non sempre sono in grado di utilizzare con profitto le opportunità finanziarie offerte dall’Unione Europea per favorire l’innovazione, la crescita economica e la competitività del paese.

Non è questione di spendere per spendere: ma di utilizzare risorse preziose per ottenere risultati stabili nel tempo, per realizzare nuovi e migliori servizi, per conseguire migliori livelli di educazione e cultura. Ultimo in ordine di tempo è l’avviso pubblico del primo e secondo ciclo per il quale le scuole potranno presentare, entro il 30 novembre 2015, ore 14, progetti riguardanti spazi per l’apprendimento, laboratori mobili, aule “aumentate” dalla tecnologia. L’avviso cade in un momento in cui per le scuole si sommano e si sovrappongono adempimenti e scadenze (relative in particolare alle azioni collegate alla Legge 107/2015 e al DM 435/2015 sull’arricchimento dell’offerta formativa). Le notizie che arrivano dal territorio non sono al riguardo incoraggianti, a conferma di “un ritardo cronico nei confronti degli altri paesi membri, che vantano tassi di esecuzione decisamente più elevati del nostro”. La motivazione è essenzialmente determinata dalla debolezza delle competenze di chi viene raggiunto, dalla mancanza di volontà di mettere veramente a frutto le risorse disponibili.

In relazione a questo aspetto sarebbe auspicabile che l’amministrazione mettesse in campo un profilo professionale con competenze tecniche ed operative o creando le condizioni per promuovere il supporto di associazioni specializzate ed affidabili (modello AssoeduScopo), in grado di fornire alle scuole elementi oggettivi di conoscenza delle procedure, condividendo le responsabilità del successo inteso anche come stabilità e sviluppo.