Fioramonti si dimette. Addio al M5S, ma non a Conte. Perché il Ministro si è dimesso

Alla fine il Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha mantenuto la parola: la sera del 25 dicembre ha consegnato la lettera di dimissioni al premier Conte. Troppo pochi i finanziamenti destinati alla scuola e alla ricerca dalla Legge di Bilancio. Addirittura Fioramonti sembra deciso ad abbandonare non solo l’incarico, ma l’intero Movimento 5 Stelle, per mettersi alla guida di un gruppo Misto formato – per ora – da una decina di deputati. Il gruppo continuerebbe a sostenere il Governo ma, secondo quanto riporta Il Messaggero, farebbe riferimento direttamente a Giuseppe Conte. Riguardo al successore del ministro dimissionario, voci continuano a parlare di Nicola Morra.

Leggi le parole del ministro dimissionario, Lorenzo Fioramonti

Perché Fioramonti si è dimesso? I finanziamenti destinati alla scuola dalla Legge di Bilancio

All’inizio del suo mandato il Ministro era stato chiaro: “Più fondi per la scuola o mi dimetto“. A poco più di 48 ore dall’ok della Camera alla Manovra i fondi alla scuola e alla ricerca sono stati assegnanti, ma non nella misura auspicata da Fioramonti. Per l’esattezza la Legge di Bilancio prevede 100 milioni di euro (per ciascuno degli anni dal 2020 al 2021) per il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione. Al Miur destinati 10 milioni di euro per il 2023 per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e 40 milioni sono stati destinati anche per un piano nazionale di interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico.

Previsti inoltre degli stanziamenti per l’aumento del personale di sostegno: 12,06 milioni nell’anno 2020, 54,28 milioni nell’anno 2021 e 49,75 milioni a decorrere dall’anno 2022. Per la formazione dei docenti in merito all’inclusione scolastica, invece, sono previsti 11 milioni di euro, ma solo per il 2020 . Dal 2020 al 2022, invece, è previsto 1 milione di euro l’anno per potenziare la qualificazione in materia di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo.

Altri 30 milioni di euro ogni anno saranno destinati al Fondo unico nazionale, mentre è stato praticamente più che dimezzato a 11,6 milioni di euro il limite di spesa per svolgere attività di tutor nei corsi di laurea in scienze della formazione primaria. Finanziamenti anche per il digitale: due milioni di euro sono infatti destinati all’innovazione digitale nella didattica nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).

Legge di Bilancio: i fondi per Università e Ricerca

Secondo quanto riportata Open, sarebbero pari a 5 milioni di euro nell’anno 2021, 15 milioni nel 2022, 25 milioni nel 2023, 26 milioni nel 2024, 25 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026, e 46 milioni annui a partire dall’anno 2027 il fondo destinato al finanziamento ordinario delle università. Sale a 31 milioni di euro per l’anno 2020, anziché 16 milioni come previsto in precedenza la somma destinata alle borse di studio.

Per quanto riguarda i contratti di formazione specialistica in Medicina i fondi sono di 5,425 milioni di euro per l’anno 2020, 10,850 milioni di euro per l’anno 2021, 16,492 milioni di euro per l’anno 2022, 22,134 milioni di euro per l’anno 2023 e 24,995 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024. Restando nell’area sanitaria, per quanto riguarda l’ammissione alle scuole di specializzazione previsti altri 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, e altri 26 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022.

Nel 2020 arriva 1 milione di euro destinato a finanziare le trasmissioni radiofoniche universitarie. Circa 11,5 milioni di euro sono stati destinati alle scuole di alta formazione musicale e artistica.

Per quanto riguarda invece la Ricerca, la Legge di Bilancio istituisce l’Agenzia nazionale della Ricerca, con tanto di un fondo di partenza di 25 milioni di euro nel 2020 (che diventano 300 milioni annui a decorrere dal 2022), e uno specifico organico. Le risorse per la realizzazione del Piano di stabilizzazione del personale precario del CREA aumentano di 2,5 milioni di euro anni.