Fioramonti al Cop25 di Madrid: no all’ossessione del PIL

Lorenzo Fioramonti sembra mostrare a volte una visione per così dire ultrattiva del suo ruolo di ministro dell’istruzione. Intervenendo alla conferenza dell’ONU sul cambiamento climatico (Cop25), svoltasi la scorsa settimana a Madrid, non si è occupato soltanto del versante educativo della sua attività ministeriale (l’Italia per prima, insieme al Messico, ha reso obbligatorio l’insegnamento dell’educazione ambientale) ma ha rilasciato una dichiarazione sul ruolo e sul futuro dell’ENI quasi da ministro dell’economia.

L’Eni è una grande risorsa per il Paese se spinge in maniera innovativa e disruptive verso una riconversione totale di tutti gli asset produttivi. Che non continui con nessuna esplorazione. Che ci sia una moratoria”, ha detto Fioramonti, aggiungendo che “Vorrei sentirmi dire che nel 2025 il petrolio sarà un centesimo nelle attività di Eni, nel 2030 saremo completamente green. Non c’è tempo”.

Fioramonti ha anche affermato: “Finora, che io sappia, nessuno nel governo italiano ha detto una cosa del genere. Perché si tende a dire che una grande azienda è un asset sulla base di quello che ha fatto in passato e non di quello che potrà fare in futuro”. Ma “io spero che ci sia concordia su una rivoluzione radicale”.

In effetti nessun esponente del governo Conte si è espresso né a favore né contro la tesi di Fioramonti, ma un economista autorevole come Alberto Clò, che è stato anche ministro ‘tecnico’ dell’industria nel governo Dini (1995-1996) ed è assai vicino a Romano Prodi, ha giudicato la proposta “balzana” e si è detto sorpreso che “esponenti del movimento ambientalista nostrano” l’abbiano appoggiata “senza aver evidentemente contezza degli effetti che ne deriverebbero sul valore dell’azienda, sulle casse dello stato, e a veder bene anche sul futuro green del paese, cui Eni sta contribuendo più di molte alte imprese, a spese sue, proprio grazie alle risorse che trae dagli idrocarburi”.

Fioramonti, d’altra parte, è coerente con le idee sostenute anche prima di iniziare la sua avventura politica e ribadite in libri come ‘Presi per il Pil’ (edizioni l’Asino d’oro) e il recentissimo ‘Il mondo dopo il Pil’ (Edizioni Ambiente, ottobre 2019), il “numero più potente del mondo”, simbolo di “un modello di crescita che sta distruggendo il mondo”. Per come si comporta, l’attuale titolare del Miur sembra candidarsi a interpretare le istanze più radicali e palingenetiche di un Movimento 5 Stelle in crisi di identità e in cerca di nuove parole d’ordine. E forse di un nuovo leader.

Il link all’audio delle dichiarazioni è pubblicato dal sito valori.it.