In una nota del suo presidente, Giovanni Piccardo, anche la Filins (Federazione Italiana Licei Linguistici e Istituti Scolastici Non Statali) prende posizione nel dibattito apertosi dopo la pubblicazione delle due  sentenze della Corte di Cassazione, emanate in seguito al ricorso presentato dal Comune di Livorno nel 2012, riguardanti l’assoggettabilità delle scuole paritarie gestite da enti religiosi (non profit) al versamento dell’IMU (ex ICI).

“La suprema Corte ha motivato la decisione, peraltro inaspettata”, si legge nella nota, “asserendo che l’imposta è dovuta in quanto il servizio scolastico è comunque offerto dietro un corrispettivo economico, pertanto è da considerarsi attività commerciale indipendentemente dall’entità del bilancio d’esercizio (pareggio o deficit). A prescindere dall’assunto (opinabile) che ogni attività economica sia commerciale…, la doverosa riflessione fa emergere una grave discriminazione nell’ordinamento giuridico che non è degna di una società civile e democratica come quella Italiana”.

Filins parte dall’assunto che “Le scuole paritarie di ogni ordine e grado svolgono, nel Sistema Nazionale di Istruzione e con pari dignità, un servizio pubblico “primario” diretto a tutti i cittadini secondo il principio di sussidiarietà garantito dalla Costituzione (art.118) e in base alla legge 62/2000”.

Ma “le famiglie che scelgono per i propri figli la scuola gestita dallo Stato hanno il servizio senza alcun aggravio di costi, mentre quelle che scelgono la scuola pubblica paritaria (laiche o religiose) sono obbligate a versare una retta aggiuntiva che le discrimina sotto il profilo economico (art. 3 Cost.)”.

Dunque “il problema dell’IMU è legato al versamento della retta?”, si chiede Piccardo. “Allora è arrivato il momento di considerare se questo versamento aggiuntivo a carico delle famiglie sia Costituzionalmente legittimo o se, come avviene nella quasi totalità delle altre Nazioni Europee, sia dovuto dallo Stato”.