FGA sul Ddl: non si riduca a una sanatoria

Il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, commenta su La Stampa di oggi 10 giugno la situazione di difficoltà nella quale si trova il disegno di legge sulla Buona Scuola approvato alla Camera. 

Renzi nei giorni scorsi ha dovuto riconoscere gli errori commessi nel percorso della Buona Scuola da settembre a oggi“, scrive il direttore FGA. “Se ne è assunto la responsabilità, anche se è naturale chiedersi come mai il gruppo ristretto che ha guidato il processo al Miur non abbia avuto la capacità di tenere conto delle oggettive criticità della proposta e della marea montante della protesta“.

Il rischio è che nei prossimi 15-20 giorni di ulteriore riflessione concessi dal premier maturino soluzioni sbagliate, “perché le ipotesi di annacquamento dei pochi elementi d’innovazione contenuti nel ddl (a partire dai poteri dei DS) fanno temere che alla fine ciò che resterà sarà il piano straordinario di assunzione di tutti i precari delle GAE, eventualmente esteso ad altri contingenti di abilitati dalle graduatorie d’istituto, che entrerebbero così in ruolo senza concorso, a dispetto di uno dei principi conclamati della Buona Scuola. Ma, allora, la Buona Scuola sarebbe solo una sanatoria o poco più“.

E inoltre“, aggiunge Gavosto, “come garantire un inizio d’anno scolastico sereno e ordinato se l’iter parlamentare della legge sembra destinato ancora a durare qualche settimana?

A questo punto, conclude il direttore della FGA, “è giusto – come ha affermato Renzi – non darla vinta alle componenti più conservatrici della scuola, a quanti detengono rendite di posizione e pensano che la scuola sia intoccabile, ma questo non significa che la riforma debba procedere a tappe forzate, mettendo a rischio per superficialità e fretta gli ambiziosi obiettivi di miglioramento della qualità della scuola e degli apprendimenti e creando in compenso più di un disagio alle famiglie“.

Insomma, piuttosto che fare una sanatoria senza riforma, come vorrebbero i sindacati, oppure una riforma affrettata e sbagliata, come vorrebbe il Governo, meglio fare le assunzioni necessarie per far partire bene l’anno scolastico e rinviare la riforma, compreso il fondamentale organico dell’autonomia, che ne è parte costitutiva, a tempi anche politico-parlamentari meno concitati di quelli attuali.