Tuttoscuola: Scuola digitale

Eppur si muove. Le pratiche innovative nella scuola italiana

Il numero 3/2014 (settembre-dicembre) di Scuola Democratica, la rivista quadrimestrale diretta da Luciano Benadusi, edita da ‘il Mulino’, è centrato in particolare su due aree tematiche: l’analisi della condizione degli insegnanti, cui sono dedicati due saggi nella prima parte del fascicolo, e una interessante e variegata rappresentazione delle pratiche innovative in corso nella scuola italiana, che occupa l’ampia sezione del numero intitolata ‘scuola, pratiche e innovazioni’.

I saggi sugli insegnanti si devono a Giovanni Abbiati (Un bilancio di 50 anni di ricerca sugli insegnanti nella scuola italiana. Principali risultati e nuove tendenze) e a Tiziano Gerosa (Premiati e (s)contenti. Come la condizione contrattuale degli insegnanti italiani incide sulla loro soddisfazione).

Francesco Consoli introduce la ricchissima sezione della rivista riservata all’analisi delle pratiche scolastiche innovative, e intervista in proposito il presidente dell’ANP Giorgio Rembado. Si segnalano, tra gli altri, i contributi di Assunta Viteritti (L’innovazione in bilico. Oggetti e soggetti emergenti nel campo educativo), Massimo Baldacci (La sperimentazione scolastica dal basso), Caterina Manco (Qualcosa di nuovo: innovazione e comunità di pratica), Vittoria Gallina e Fiorella Farinelli (Innovazione entro il sistema scolastico, non solo innovazione), Licia Cianfriglia (La questione della governance per l’istruzione. L’innovazione che nasce dalle pratiche), Giorgio Allulli e Fiorella Farinelli (Le buone pratiche scuola lavoro). Al tema del rapporto tra scuola e lavoro sono dedicati anche i contributi di Dario Odifreddi (La Piazza dei Mestieri: un modello di formazione duale) e Mario Caroli (La scuola in azienda: imprenditori della conoscenza).

Sulle pratiche innovative più legate all’impiego sistematico delle nuove tecnologie intervengono Daniele Barca (Viaggio in Italia. La (buona) scuola digitale che c’è), Dianora Bardi (L’esperienza di ImparaDigitale), e Peter Birch (Turning education upside-down: the flipped classroom), che a proposito del per molti aspetti rivoluzionario modello della ‘classe capovolta’ propone di usare l’espressione ‘apprendimento capovolto’ (flipped learning anziché classroom), che sposta l’accento dalla dimensione logistico-organizzativa (la ‘classe’) a quella pedagogica, riferita al nuovo modo di apprendere: aperto, interattivo, collaborativo.

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