Emergenza Coronavirus: una sfida per tutti

Emergenza Coronavirus/1

L’Italia è il terzo paese più contagiato al mondo dopo Cina e Corea del Sud e i numeri sono in aumento. Difficile seguirne la contabilità, che si modifica di ora in ora. La popolazione di undici comuni del lodigiano e del Veneto costretta a restare in casa in quanto considerate aree focolaio. In quest’ultima zona chiusi uffici, attività commerciali, scuole; sospese le Messe e tutta una serie di manifestazioni sportive, culturali e ricreative. Chiuse tutte le scuole in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Friuli e Trentino (https://www.tuttoscuola.com/coronavirus-gli-aggiornamenti-in-tempo-reale-sala-chiudere-scuole-a-milano/ ). Chiuse le università in molte regioni del nord. Annullate le manifestazioni sportive in alcune regioni, e quando si ferma il calcio significa che la situazione è giudicata davvero grave. Limitato l’accesso ad alcuni ospedali, montate tende al di fuori di essi in qualche caso. All’esame ulteriori restrizioni in tutta Italia, contenute nel decreto legge speciale adottato sabato sera 22 febbraio 2020 dal Consiglio dei Ministri. Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato una comunicazione con l’indicazione di sospendere i viaggi di istruzione da domenica 23 febbraio 2020.

Tale – al momento in cui scriviamo – la situazione sul fronte del coronavirus. 

Emergono domande che richiedono risposte chiare e urgenti, investendo un mondo così immerso nella quotidianità di tutti come quello della scuola. 

Immediate e facili da immaginare le preoccupazioni dei dirigenti scolastici. Come gestire l’emergenza possibile, specie in quelle regioni in cui fin qui non sono arrivate indicazioni nette sul da farsi? In primo luogo come comportarsi con chi è appena rientrato o sta per rientrare dalla Cina? Oppure con gli alunni che in casa convivono con chi è reduce dal grande Paese asiatico? Nelle città, ma non solo, molti sono inoltre gli spazi condivisi, sui mezzi pubblici, nei bar, nelle attività commerciali e ricreative. Fondamentale per i dirigenti scolastici è avere ben chiaro chi deve prendere le decisioni  più importanti in materia: l’autorità politica e amministrativa, la sanità pubblica, eventualmente la Protezione civile e i soggetti competenti per la sicurezza nazionale. Rispetto all’altro interrogativo relativo  alle “visite didattiche e ai viaggi di istruzione, in Italia e all’estero-spiega la ministra Azzolina”  le misure approvate ne consentono la sospensione”. 

Naturalmente le preoccupazioni sono condivise anche dalle altre componenti della scuola, dai docenti e dal personale tutto. In uno stato di allarme particolare si trovano le famiglie, che giustamente pretendono chiarezza e trasparenza da una scuola che però al momento non è in grado di fornirle. Si moltiplicano, per esempio, da parte delle famiglie le domande sull’ammissione in aula di alunni che sono tornati dalla Cina in tempi recenti. La situazione è resa complicata e incerta dalle recenti nuove normative, in alcune regioni, in materia di certificato scolastico di assenza per motivi di salute: in tali regioni sarebbe sufficiente l’autocertificazione tranne che in caso di ufficialmente dichiarata malattia infettiva e/o di epidemia. 

Questo non deve essere il momento del panico ma al contrario tutti dobbiamo mantenere e mostrare nervi saldi. Vanno messe in campo misure utili per proteggersi e proteggere gli altri per consolidare comportamenti razionali a livello sociale. In ogni caso per contrastare il rischio che il pericolo maggiore diventi paura occorre adottare senza tentennamenti misure equilibrate e determinazioni precise, pure per i risvolti di carattere legale legati all’eventuale annullamento dei viaggi di istruzione, così da permettere ai dirigenti scolastici ai docenti  di agire conseguentemente e di tranquillizzare anche le famiglie in comprensibile preoccupazione.