Emergenza Coronavirus e scuole paritarie: le ragioni del costo standard

Cresce nel mondo delle scuole cattoliche la convinzione che la legge n. 62/2000 abbia finito per congelare, anziché risolvere, il problema della parità incompiuta. Lo dice esplicitamente Anna Monia Alfieri nel blog già citato, scritto in occasione del ventennale della legge, e non privo di punte polemiche verso il suo stesso mondo di riferimento: “Quante occasioni abbiamo perso per timore, per tenere buoni tutti (prima o poi tutti vengono buoni…meglio non rompere!), per carrierismo, per il desiderio di restare in certe poltrone, perché non va mai bene spaccare, meglio mediare”, scrive la Alfieri, “e intanto chi ha pagato il prezzo salatissimo? I più fragili. I genitori poveri, gli alunni che provengono da famiglie svantaggiate economicamente, le scuole paritarie nate per i poveri che hanno dovuto sentirsi chiamare prima diplomifici poi scuole dei ricchi poi scellerate perché chiudono in mancanza di docenti abilitati (impediti dallo Stato a regolarizzarsi…) e abbandonano la frontiera dell’educazione”.

Il coronavirus, “che apparentemente colpisce tutti allo stesso modo”, in realtà “acuisce questo classismo”, perché “le fragilità, quando si è in tempo di crisi, colpiscano maggiormente le fasce più deboli e il capitolo scuola non fa eccezione”.

È dunque giunto il momento di svoltare davvero, dopo aver “perso 20 anni di buone occasioni” per farlo senza che si sia ottenuto alcun risultato. Una presa di posizione di inconsueta durezza ma anche chiarezza, rivolto sia ai partiti del centro-destra (ammesso che si possa ancora parlare in termini di schieramenti), ai quali viene rimproverato di non aver risolto il problema di una vera parità nei lunghi periodi nei quali ha governato, sia a quelli di centro-sinistra, un po’ per lo stesso motivo, ma ancora di più perché non coerenti con i loro valori fondativi: il principio di uguaglianza, l’attenzione ai più deboli, la democratizzazione della scuola.

In realtà, accusa Alfieri con accenti quasi donmilaniani, la scuola italiana è rimasta “classista sia sul versante statale, come mostrano i forti squilibri qualitativi e territoriali a danno del Sud e delle fasce deboli della popolazione scolastica, sia su quello delle stesse scuole paritarie, perché solo una minoranza privilegiata di genitori si può permettere “rette over 8.000” o anche solo di 5.500, la quota di sopravvivenza sotto la quale la scuola paritaria “è finita”. Per salvarla, ma anche per salvare la scuola statale, che spende male, serve il costo standard “da assegnare alle famiglie tutte attraverso i voucher, la dote scuola, il convenzionamento”.

Non è detto, va doverosamente osservato, che una misura di questo genere possa di per sé risolvere il complesso problema del ‘classismo’ del nostro sistema educativo, ma la ripresa del dibattito su un suo nuovo e diverso finanziamento non può che far bene alla scuola italiana.