Economia, questa sconosciuta. Gli studenti italiani rimandati a settembre

Italiani bamboccioni, disse tempo fa qualcuno, scatenando una ridda di polemiche. Si intendeva, con quell’espressione probabilmente infelice, che i giovani italiani lasciano con difficoltà il nido familiare. Rispose un coro quasi unanime di critiche che faceva notare come, senza lavoro, senza reddito, senza una casa dove andare, era allora – come del resto oggi – ben difficile lasciare mamma e papà. Tutto vero. Il tema però è un altro. Cosa sanno, i giovani italiani, di tutto ciò che riguarda la gestione pratica delle questioni familiari, in primis quelle finanziarie? Cosa sanno, i ragazzi, di prodotti finanziari, conti correnti, mutui per la casa, persino fatture e bollette? Ben poco, come rileva l’Ocse nel rapporto PISA – il Programma di valutazione internazionale degli studenti – che analizzando i dati relativi al 2015 sulle risposte fornite dai quindicenni di una quindicina di nazioni, piazza l’Italia al nono posto nel confronto con gli altri paesi: 483 punti, contro una media di 489. Parecchio lontano comunque dal vertice della classifica, dove gli studenti cinesi raccolgono 566 punti.

Educazione finanziaria a scuola: necessità di fare un punto

Altri dati ci dicono che solo il 35 % degli intervistati ha un conto corrente, spesso aperto dai genitori, mentre solo il 6% -, contro una media del 12 per cento – raggiunge il massimo livello di conoscenze finanziarie. L’unica buona notizia riguarda la propensione al risparmio – “metteresti i soldi da parte per comprare qualcosa?” – che riguarda il 59% degli studenti italiani. Abbastanza per correre ai ripari insomma. Anche di questo si parlerà al Convegno di Fossano il prossimo sabato 17 giugno. All’evento parteciperà il Presidente della Commissione Finanze del Senato, Mauro Maria Marino, che farà il punto della situazione in vista dell’inserimento dell’educazione finanziaria a scuola .