Dispersione scolastica, misure di sistema per prevenirla

Nei precedenti articoli apparsi su Tuttoscuola, n. 572 e 573, abbiamo sottolineato l’urgenza di una strategia unitaria e integrata per contrastare e superare la dispersione scolastica che, ancora, sotto varie forme attraversa il nostro sistema di formazione e ostacola il processo di maturazione di un numero elevato di giovani. Rimane urgente l’importanza di definire un piano unitario di azioni, includente misure di prevenzione, intervento e compensazione, che non riguardi solo i sistemi di istruzione e formazione, ma coinvolga la globalità delle politiche socio-economiche, come sottolineato nella Raccomandazione UE del 2011 e nell’Indagine sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica (Camera dei Deputati, 2014). Senza alcun dubbio, tra le misure più importanti a carico della scuola vi sono quelle per la prevenzione della dispersione scolastica.

Nell’ottica della formazione dell’uomo e del cittadino, non si può più parlare di curricolo del singolo grado o ordine di istruzione, ma, pur nel rispetto delle specificità, bisogna che la scuola tutta si adoperi per lo sviluppo di un curricolo unitario, continuo, trasversale e verticale, che parta con l’inserimento del minore nella scuola dell’infanzia e prosegua, senza soluzioni di continuità, lungo tutto il percorso di crescita e di formazione dai tre anni fino ai 18 e oltre, sostenendo lo sviluppo personale e professionale, attraverso cambiamenti, transizioni, passaggi, sfide, difficoltà, realizzazioni. In particolare, questo primo livello d’intervento deve coinvolgere tutti gli studenti e, contemporaneamente, interessare la qualità dell’azione didattica e pervadere il “clima” della classe, che può costituire un fattore di protezione nella misura in cui sia sereno, attraente, motivante. Avere buoni risultati, essere contenti di imparare, trovarsi bene nelle relazioni con i compagni e con gli insegnanti sono fattori che concorrono a rafforzare la vita scolastica dello studente.

In tale ottica, è necessaria in ogni scuola una pianificazione annuale degli interventi attraverso unità di apprendimento, basate su varie combinazioni di cooperative learning, peer to peer, problem solving, lavoro individuale, utilizzo guidato delle nuove tecnologie, visite a realtà del territorio e collaborazioni di esperti. Nel triennio della secondaria di secondo grado, inoltre, particolare rilievo assume l’alternanza scuola-lavoro, basata, come tutta la didattica per competenze, sulla circolarità fra teoria e prassi, fra dimensione curriculare ed esperienziale.

La personalizzazione dell’apprendimento, il coinvolgimento attivo dello studente e l’apertura alla realtà esterna e alle sue esigenze sono, infatti, le sole modalità in grado di garantire un apprendimento fondato e duraturo, lo sviluppo delle personali capacità e attitudini, la riflessione sugli errori, la comprensione di dove si sta andando e cosa si vuole perseguire.

Fondamentale importanza riveste, inoltre, l’accoglienza, soprattutto quando lo studente entra per la prima volta in un nuovo contesto: il docente/operatore deve avvicinarsi a lui in modo attento e flessibile, per comprendere come stabilire un efficace canale di comunicazione, che lo faccia sentire accolto per quello che è e che contribuisca a creare quel clima di empatia e il feeling necessario per suscitare fiducia e apertura all’altro. Queste modalità sono strategiche e indispensabili con qualunque soggetto e in qualunque fase della vita scolastica e professionale per creare condivisione e disponibilità a darsi e mettersi in gioco e, di conseguenza, aprirsi all’apprendimento.

La didattica non può che essere attraente e vicina ai bisogni dei ragazzi, tramite l’operatività delle situazioni di apprendimento e la costruzione di percorsi centrati sul compito, dotati di senso e motivanti, ove l’aula scolastica è un “laboratorio”, inteso sia come luogo fisico specificamente attrezzato, sia come momento in cui gli alunni progettano, costruiscono artefatti e manipolano materiali, prevedono, sperimentano, confrontano e discutono affiancati da un docente mediatore e guida. La metodologia, applicabile a qualunque disciplina, parte dal dato dell’esperienza e del contesto dello studente, che, nel “laboratorio”, impara ad indagare, analizzare, problematizzare, cogliere nessi di causa ed effetto, confrontare, selezionare, dedurre, ipotizzare, comunicare, decidere, ricavando informazioni, conoscenze, ma anche procedure e modelli cognitivi. Il laboratorio, ove lo studente è attore e protagonista, ha inoltre un forte valore orientante per il suo coniugare insieme sapere e saper fare, per il rendere concreto, reale ed efficace l’apprendimento. Infatti, attraverso le azioni e le decisioni messe in atto in laboratorio, lo studente prende coscienza delle sue capacità, acquisisce competenze e sviluppa gradualmente il suo progetto di vita individuale e collettivo nel rispetto dei suoi desideri e delle sue attitudini e, soprattutto, accresce la sua motivazione, comprendendo, tramite la concreta sperimentazione, il valore dell’apprendimento e dei contenuti delle singole discipline rispetto alla vita: modalità questa per far acquisire alla persona  quelle che appunto vengono definite life skills.

Se la didattica per competenze, l’orientamento formativo, la continuità costituiscono le strategie generali di prevenzione della dispersione scolastica, la cornice organizzativa che le rende possibili implica due elementi di fondamentale rilievo: l’alleanza educativa con il territorio, tramite accordi di rete; la formazione in servizio degli insegnanti, realizzata anch’essa in modo condiviso, riflessivo e laboratoriale, partendo dall’analisi del contesto scolastico e dall’autovalutazione della propria azione didattica, per arrivare alla co-progettazione di percorsi e relativi strumenti.

Una rete di prevenzione (ma poi anche di eventuale intervento) della dispersione scolastica dovrebbe contemplare, in senso verticale, la presenza di scuole di diverso grado, inclusa la scuola dell’infanzia, al fine di garantire l’accompagnamento in continuità; in senso orizzontale, gli enti pubblici, con particolare riguardo al Comune e ai Servizi Sociali, e le associazioni educative del territorio di riferimento, ivi comprese ovviamente associazioni e gruppi di genitori. Tuttavia, il rapporto con le famiglie, nel quadro di un patto formativo, è ben più ampio e continuo di quello previsto con gli altri soggetti all’interno della rete, con particolare riguardo alla scuola dell’infanzia e a tutto il percorso dell’obbligo. Senza un’efficace alleanza fra scuola e famiglia, prevenzione e contrasto della dispersione diventano molto più difficili.

Nel numero di ottobre di Tuttoscuola Speranzina Ferraro, esperta di sistemi formativi, ha elencato una serie di interventi utili a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.

Leggi l’articolo integrale, sfoglia il numero di ottobre di Tuttoscuola

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