Dispersione scolastica: un confronto con gli altri Paesi dell’Unione Europea

In Sardegna e Sicilia è record: abbandona troppo presto un ragazzo su quattro (il 25%), mentre la media europea è del 12,8% e in diversi paesi dell’Est si arriva anche al 5%. Il fenomeno della dispersione scolastica nel nostro Paese è davvero preoccupante, almeno secondo la fotografia scattata dalla Corte dei Conti attraverso la pubblicazione nei giorni scorsi della relazione “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno”. Numeri e paragoni con gli altri Paesi Europei sono allarmanti, ma in fondo basta pensare che in vent’anni abbiamo perso 3 milioni e mezzo di studenti, secondo quanto riportato dal dossier di Tuttoscuola, “La scuola colabrodo“. Ma vediamo nel dettaglio qual è la situazione relativa alla dispersione scolastica in Italia rispetto a quella degli altri paesi europei.

Per quanto riguarda l’abbandono scolastico in Italia, nel 2012 il valore medio dell’indicatore nell’Ue27 si è attestato al 12,8%. Questo mentre alcuni Paesi dell’Est, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, vantano quote particolarmente virtuose: addirittura attorno al 5%. Con quali prospettive l’Italia si avvicina al 2020, quando, secondo le indicazioni di Bruxelles, la dispersione scolastica massima di ogni Paese dovrebbe essere del 10%?

Per quanto riguarda l’area Ocse, l’ultimo report “Uno sguardo sull’istruzione” 2018, evidenzia per l’Italia un tasso di scolarizzazione dei giovani compresi nell’età dei 15-19enni dell’83% contro una media dell’area dell’85%; – una percentuale del 24% di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora (Neet) rispetto a una media del 13% dei paesi dell’area Ocse; la stessa percentuale risulta oscillante (tra il 12% e il 38%), a seconda delle Regioni.

Inutile dire che il basso livello di competenze di molti giovani si riflette sul tasso di occupazione nel mondo del lavoro e, in generale, sulla capacità del Paese di produrre PIL, è costo per la collettività in termini di ulteriori spese; il complessivo investimento pubblico rischia, altresì, di essere vanificato dal mancato raggiungimento di una piena scolarizzazione.

Secondo infatti quanto riportato anche dal dossier di Tuttoscuola “La scuola colabrodo”, la dispersione ha costi enormi per la società. Costi che si aggirano sui 55 miliardi di euro. E l’emorragia continua: almeno 130 mila adolescenti che iniziano le superiori non arriveranno al diploma. Irrobustiranno la statistica dei 2 italiani su 5 che non hanno un titolo di studio superiore alla licenza media e di un giovane su 4 che non studia e non lavora.