Diritto di scioperare e obbligo di dichiarare

Scontro in vista sulla regolamentazione delle modalità di sciopero. Il ministero dell’istruzione vuole che gli insegnanti dichiarino cosa intendono fare in vista di uno sciopero, prevedendo che l’eventuale silenzio costituisca adesione allo sciopero stesso. Insomma, chiarezza di scelta, libertà di sciopero e il servizio al centro delle priorità. Ma i sindacati scuola non ci stanno e parlano di illegittimità e attacco al diritto di sciopero. Ricostruiamo i fatti in questione.
In Italia il diritto di sciopero è tutelato dalla Costituzione. Su questa base gli accordi contrattuali di regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali (scuola compresa), hanno esteso questo diritto anche alla facoltà di tacere, cioè di non far sapere, prima dello sciopero, se si intende aderire o no.
Da quando è stato definito, nel 1995, questo diritto di volontarietà assoluta degli insegnanti di far conoscere le proprie intenzioni circa l’adesione allo sciopero, nella scuola capita un po’ di tutto. Il preside deve cercare di interpretare il silenzio degli insegnanti e disporre di conseguenza: chiusura della scuola, chiusura parziale oppure conferma della regolarità delle lezioni.
Però nella maggior parte dei casi i capi d’istituto, contrariamente all’obbligo di dare alle famiglie un’informazione puntuale sullo stato del servizio nel giorno dello sciopero, preferiscono fornire informazioni generiche, lasciando che le famiglie “si arrangino”. E in questo modo si genera un effetto di “ultrattività” dello sciopero, anche quando, dati degli effettivi scioperanti alla mano, risulta che l’astensione è stata minima o nulla.
Al MIUR è previsto nelle prossime ore su questo tema un confronto tra le parti quanto mai opportuno. Prossimo “test” lo sciopero annunciato dall’Unicobas per il 19 ottobre.