Dirigenti scolastici o geometri dell’ufficio tecnico?

20 luglio 2020: ancora in piena emergenza COVID-19 (almeno così ci dicono). Che fanno i dirigenti scolastici? Si godono meritate ferie (dopo un anno terribile) dimentichi di quel che li potrebbe attendere a settembre? E i loro collaboratori? E gli altri docenti? Che fanno?

Entriamo da invisibili in un qualsiasi istituto scolastico in questi giorni di luglio. E puntiamo direttamente sugli uffici di presidenza. Apriamo senza farci notare la porta… e che ci appare davanti agli occhi? Sulla scrivania dirigenziale ecco spuntare un affollarsi di fogli millimetrati, righelli, squadre, metri da sartoria. Attorno, il dirigente e i suoi collaboratori dalla cui bocche escono cifre a getto continuo. Che stiano ripetendo le tabelline?

Da invisibili avviciniamoci ancora. Finalmente comprendiamo. I disputanti, che non sono certo dei geometri, si stanno occupando puntigliosamente della sistemazione dei banchi dentro le aule così che a settembre gli alunni possano di nuovo tornare nei loro ambienti di apprendimento. Certo è una brutta gatta da pelare: difatti spesso dirigenti e collaboratori devono volgere l’occhio alle tante indicazioni geofisiche contenute nelle istruzioni plurime – non di rado contraddittorie tra loro – che giungono dagli organi responsabili a vari livelli e da varie parti.

Inutile dire che ormai così trascorrono in tante scuole le mattinate (meglio: le giornate intere). Il rischio è che – nonostante il grande impegno anche al di là degli obblighi contrattuali – non si riesca in molti casi a far quadrare i conti (in questo caso spaziali). Dimenticavamo: al lavoro di geometri si aggiunge quello di compilatori di questionari pignolissimi, da rompicapo  e anche avveniristici (nel senso che, in forza della rilevazione, sono stati promessi per il 7 settembre  gli arredi reputati necessari come i banchi monoposto).

Anche molti docenti in questi giorni stanno responsabilmente approfondendo i contenuti di quello con cui saranno confrontati a settembre. In altre parole stanno delineando per la propria scuola il Piano per la ripartenza, irto già di per sé di difficoltà derivate dalla carenza di indicazioni precise riguardanti ad esempio le modalità di realizzazione dei Piani di Apprendimento Individuali (PAI) e i Piani di Integrazione degli Apprendimenti (PIA) che dovranno aver inizio il 1° settembre. Non parliamo poi delle tabelle orarie (e dei turni per la refezione scolastica), dei tempi di accesso e di uscita, degli spazi da trovare per la didattica laddove non sarà possibile ospitare le classi intere nelle aule (in ragione del distanziamento di un metro tra le “ rime buccali” e nonostante gli eventuali banchi monoposto). Non solo: si tratterà anche di strutturare organicamente la didattica a distanza, magari in via residuale, così in ogni caso da essere pronti se necessario per il peggioramento della situazione sanitaria. Altro scoglio da superare per un approdo decoroso a una riva sicura è quello dell’insegnamento dell’educazione civica e, dunque, della formazione dei docenti incaricati dello svolgimento. Anche qui è questione tra l’altro di tempi.

Su tutto questo grande agitarsi resta però un enorme punto interrogativo: non sarà stato alla fine  almeno in parte vano, nell’oggettiva incertezza delle modalità della ripresa in presenza a settembre?